Per partecipare a Ex Libris, la mostra collettiva dei soci di MondovìPhoto, ho subito pensato a La Coscienza di Zeno, un classico della letteratura italiana del novecento, e mi sono immaginato a fotografare Zeno Cosini nel suo tentativo di combattere, senza troppa convinzione, il vizio del fumo. Ne sono uscite 4 foto che nel mio immaginario dovrebbero essere un ulteriore passo verso un certo tipo di lotta. Zeno è un personaggio negativo, uno sconfitto, e associarlo al vizio del fumo, un vizio che non si riesce a vincere, mi è subito sembrata un’idea interessante: spero di essere riuscito a cogliere nel segno.
Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sè stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute.
– Italo Svevo, La Coscienza di Zeno
Dopo mesi di gestazione sono arrivato finalmente al dunque: il mio progetto Shut Up approda su queste pagine, che poi sono la casa naturale. Ma cos’è Shut Up? Non è certo un’idea innovativa, è un’idea che mi girava in testa da tempo e finalmente ho trovato in Progetto Har e Ober Bondi (che mi ha spinto a realizzarlo e pubblicarlo) gli input decisivi. Da tempo si sente parlare della necessità del silenzio sui social network: l’odio e la cattiveria, ma io aggiungo anche la stupidità, sono arrivati al limite del consentito, anzi, si può affermare senza paura di smentita che il limite è stato superato già da tempo, e forse è il momento di fare una scelta, nastrarsi la bocca e tacere. E’ il caso di pensare: davvero voglio scrivere al mondo queste parole? Un concetto semplice che ho provato a spiegare con il mezzo che conosco meglio: la fotografia. Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli amici che si sono prestati a farmi da modello/a (qui sono 14, ma ho fotografato 38 persone); alcuni di loro hanno perso i baffi, la potenza adesiva del nastro non era da sottovalutare, e quindi li ringrazio ancora di più. La mia idea iniziale era quella di avere una giusta alternanza fra uomini e donne, non so perchè ma alla fine il genere femminile prevale. La foto di questo post è quella con cui ho creato la locandina di presentazione dell’evento, una specie di copertina: ringrazio tutte le numerosissime (?) persone che hanno scelto di osservare le mie foto dal vivo e che hanno condiviso e apprezzato la mia idea. Domani ne pubblico un’altra, l’ultima. Concludo i ringraziamenti citando l’amica e sociolinguista Vera Gheno, una delle poche persone che non deve mettersi il nastro sulla bocca: l’idea iniziale era limitarmi alla fotografia, ma lei mi ha permesso di aggiungere delle parole molto più incisive prendendo spunto dai suoi libri e dai suoi speech. Grazie.
Viviamo in un nuovo periodo storico, governato dai social. Le nostre affermazioni sono rese pubbliche, da noi stessi o da terzi; vengono lette, talvolta fraintese, commentate, condivise e infine archiviate per poi essere riprese e usate contro di noi. Non è più un circolo ristretto, i soliti 4 amici al bar, il cerchio si è ampliato: è diventato il mondo intero in un battito di click, e per abitudine sottovalutiamo che il web può essere un confidente opportunista e calcolatore. Qualsiasi nostra opinione pubblica viene registrata e conservata, per sempre. E’ un’arma decisamente pericolosa, a doppio taglio, che ci si può ritorcere contro. Saggio sarebbe tenere a mente un tris di parole chiave: dubbio/riflessione/silenzio; prendiamoci il lusso di riflettere 10 secondi prima di scrivere/parlare. La vera libertà non è dire tutto quello che si pensa, ma pensare bene a tutto quello che si sceglie di dire. Forse è giunto il momento di fermarsi, fare un bel respiro, mettersi un nastro davanti alla bocca e… stare zitti!
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.
– Umberto Eco
Correva l’anno 2005. Con l’amico Andrea Balconi decidemmo di scrivere un piccolo racconto fotografico di Cervo, splendido borgo medioevale a poca distanza da Imperia. Lui aveva già scattato diverse immagini in bianco & nero, io aggiunsi qualche scatto a colori. Poche righe di HTML e il minisito era pronto per essere pubblicato nelle pagine di Photographers.it, portale dedicato al mondo della fotografia. Nell’ultimo periodo, complici diversi aggiornamenti del sito, sembra che la nostra storia sia sparita e quindi mi permetto di pubblicarla (almeno la mia parte) anche sulle pagine del mio blog. Ho ripreso (e ritoccato in modo leggermente diverso) le stesse immagini pubblicate all’epoca e che scattai durante una breve escursione: in totale quel giorno sulla mia scheda rimasero 50 foto. Davvero poche. Utilizzavo la Canon EOS 20D con il 18-55 da kit (un brivido mi corre lungo la schiena). Scusate la scarsa qualità di testo e foto: ero giovane. Ma credo che tornerò a Cervo molto presto. Devo riprovare. :-)
Appoggiato al muretto della piazza della Chiesa guardo il mare. Mi affascina, mi strega, mi lascia sempre senza fiato. Cervo è una piccola perla appoggiata sopra il mar Ligure, i suoi caruggi profumano di storia, una storia antica, da assaporare passeggiando lentamente, ammirando i portoni, i decori, gli archi, i vicoli, le scale. Mi piace tornare qui, sembra sempre di entrare in una favola, una favola dove splende sempre il sole. Non si riesce a spiegare, non si riesce a descrivere: bisogna viverla questa magia.