Dopo il titiritrillo (doppio per giunta) ho deciso di fare un passo sul moletto di Marinella di Selinunte. E’ un luogo incantevole. Il cielo era di un colore pazzesco, il molo completamente bagnato dalle onde che continuavano a rimbalzare sugli scogli. Non c’era nessuno. Dentro al bar alle mie spalle hanno iniziato a guardarmi incuriositi: dalle foto non si percepisce (forse solo le foglie della palma possono aiutare) ma il vento era davvero fortissimo, facevo fatica a stare in piedi. Ho scattato rapidamente una decina di foto da posizioni diverse con il grandangolo spinto (16mm) impostando f/8 in priorità di diaframmi. L’esposimetro della macchina mi dava 1/50 e, non volendo aumentare gli ISO, mi sono fidato della mia stabilità. La seconda immagine è di qualche secondo successiva rispetto alla prima ed è scattata mentre indietreggiavo per tornare alla macchina: l’onda che vedete in alto mi ha mancato di pochissimo.
Via di corsa. Bada Bùm. Piove, trippele trippi plic pluc, il vento è fortissimo. Ma nel cielo c’è un doppio arcobaleno e l’atmosfera è stupenda. Rulba rulba rulba. Uf uf uf. Posiziono la macchina.foto, scelgo la composizione, effeundici, eccessivo, ma la pioggia ed il vento non mi danno il tempo di riflettere. Mi sento un giovane Piripù Bibi da quando nella nostra vita (grazie ad Alice) sono entrate le storie di Emanuela Bussolati. Tararì Tararera mi sorprendo a parlare in lingua Piripù e per me l’arcobaleno è diventato giocoforza il Titiritrillo. E’ sempre magico e bellissimo sorprendersi dopo un temporale: ‘oooooooooohhhhhhhhhhh! Un titiritrillo!
Un’altra storia in lingua Piripù per il puro piacere di raccontare storie ai Piripù Bibi. Le avventure del piccolo Piripù Bibi sono narrate in una lingua inventata: un’allegra sequenza di suoni che invitano il lettore adulto a giocare con le intonazioni della voce, le espressioni del viso e del corpo… e creare così una giocosa complicità che rende unico ogni legame. E questa la magia di narrare oltre le parole.
Posso definire questa foto una gemella. E’ stata scattata 39 secondi dopo ‘Sunset in Monterosso‘: ho semplicemente girato il treppiede ad Ovest, scelto l’inquadratura e fotografato. A dire il vero ho anche chiuso un pochino il diaframma (f/18) e aumentato il tempo di esposizione a 20 secondi (la luce del tramonto era più fievole da quella parte). E’ un’immagine che mi lascia un senso di pace incredibile. Vorrei essere lì, sempre.