Questa casa non è una scuola

POSTED ON 20 Mar 2021 IN Portrait     TAGS: children, news, wideaperture

Questa casa non è scuola

In questi giorni si parla tantissimo di Didattica A Distanza. La scuola italiana funziona a singhiozzo da ormai un anno e il Covid sembra non mollare la presa. Domani a Cuneo ci sarà una manifestazione nazionale per ribadire che la Scuola dev’essere a Scuola. TorniAMO a Scuola è lo slogan che accomunerà tutte le piazze d’Italia. Alice riesce a controllare emotivamente (almeno così sembra) gli ultimi avvenimenti, ma è chiaro che la DAD, soprattutto in quelle che io chiamo ancora elementari, non può ottenere i medesimi risultati della didattica in presenza. Sebbene lo sforzo delle maestre nel seguire la classe online sia encomiabile, le ore a disposizione sono molte meno, la gestione delle lezioni è più complessa e i bambini di questa età tendono a distrarsi. In casa cerchiamo di ultimare i compiti con Alice, ma lavorando tutta la settimana l’impresa è impegnativa. Noi siamo fortunati, viviamo in un piccolo paese con i nonni che riescono a darci una mano. Certo, non sono più giovanissimi, anzi, molto anziani e decrepiti, e non hanno una grandissima conoscenza della tecnologia moderna, ma nonostante le difficoltà sono fondamentali e senza il loro aiuto non saremmo mai riusciti a gestire la situa (come dicono i giovani). Senza dimenticare che, sino a quando non saremo tutti vaccinati, gli anziani, i nonni, sono le persone più a rischio e forse, non dico nulla di nuovo, sarebbe meglio evitare il contatto con i nipoti. Sinceramente non ho idea di cosa possa riservare il prossimo futuro, il mondo è cambiato e non so quando e come i nostri figli torneranno a frequentare le lezioni dal vivo. Ma sono certo che la scuola, intesa anche come luogo fisico di aggregazione, sia fondamentale per la crescita personale dei nostri ragazzi e costringerli a casa possa essere davvero deleterio per il loro futuro. TorniAMO a Scuola.

Our future

POSTED ON 18 Mar 2019 IN Details, Portrait     TAGS: news, 50ne, wideaperture

Our future

Venerdì 15 marzo si è celebrata la giornata dedicata al futuro del nostro pianeta: Fridays for Future; l’evento mondiale promosso da Greta Thunberg ha raccolto milioni di adesioni e il mondo, soprattutto dei giovani, si è mosso in massa per lanciare un segnale importante. Un mio collega sostiene che noi, nati alla fine del secolo scorso, saremo l’ultima generazione a godere del pianeta. Io credo la penultima, ma cambia poco. Ho letto da molte parti che deve essere il popolo, nel piccolo, a cambiare il mondo: iniziando a boicottare la plastica, a utilizzare cibi a kmzero, a evitare le confezioni monouso, a evitare le grandi catene alimentari, a riciclare correttamente, a differenziare la spazzatura, a non gettare i mozziconi di sigaretta per terra (oppure smettere di fumare). E’ tutto bello, è tutto giusto, ma non mi trova completamente d’accordo: noi possiamo collaborare e lanciare un messaggio, ma la mossa decisiva deve arrivare dall’alto. Perchè non tutti possono permettersi certe scelte, perchè quello che possiamo fare è una soluzione infinitesimale del problema e ci deve essere una volontà globale che permetta, se proprio non è possibile evitare, almeno di rimandare il punto di collasso per fare in modo che vengano individuate soluzioni alternative, nella speranza che esistano. E’ chi detiene il potere che deve fare in modo, con leggi e decisioni anche impopolari, di salvare il pianeta. E Venerdì mattina in prima pagina su La Stampa di Torino c’era questa foto che mi piace definire iconica : OUR FUTURE IN YOUR HANDS, il nostro futuro è nelle vostre mani. E credo che questo sia un messaggio davvero importante che inquadra perfettamente la situazione. E ho deciso di riprodurre, a modo mio, questa immagine e di utilizzare le manine di Alice per lanciare da queste pagine il mio messaggio al potere: il futuro dei nostri figli è nelle vostre mani. #FridaysForFuture #ClimateStrike

Pilone nei boschi (Pokestop)

POSTED ON 28 Lug 2016 IN Landmark     TAGS: News

Pilone nei Boschi

In quest’ultimo periodo il mondo sembra impazzire per Pokemon Go. Su facebook e sui giornali non si parla d’altro. Sono tutti a caccia di Pikachu e dei suoi amici: e l’ironia del popolo dei social network si è scatenata. Io non sono fra coloro che criticano, anzi, trovo l’utilizzo della realtà aumentata decisamente geniale e credo che nel futuro prossimo saranno molte le applicazioni che utilizzeranno questo tipo di tecnologia. In realtà è una tesi che sostengo da tempo. Ma quello che trovo interessante e stimolante di Pokemon Go è l’utilizzo dei Pokestop in modo istruttivo e decisamente reale. I Pokestop sono molto importanti: per chi non conosce la meccanica del gioco posso dire che sono dei luoghi in cui trovare risorse per continuare a giocare; generalmente sono situati in luoghi di particolare interesse storico, geografico, toponomastico. A Mondovì, a pochi passi da dove lavoro, ho scoperto l’esistenza di un pilone religioso proprio grazie al gioco: non l’avevo mai notato prima, nascosto dalla natura selvaggia ed in totale stato di abbandono. E questo pomeriggio ho deciso di fermarmi e fare qualche foto (a mezzogiorno, chiedo venia). E’ un gioco, divertente per alcuni, stupido per altri: ma può anche insegnare qualcosa. Ed è una questione da non sottovalutare.