Ormai è ufficiale. Grazie al focus peaking della EOS R sono entrato nel rutilante mondo delle ottiche vintage; anche perchè mi sono trovato in casa un bellissimo esemplare di Гелиос 58mm 44-3 F/2 MC, quello che comunemente viene chiamato Helios: l’obbiettivo più diffuso al mondo (e forse anche il più economico). L’avevo comprato per una cifra intorno ai 20 euro qualche anno fa insieme alla Zenit 122. E’ un obbiettivo prodotto in diverse versioni intorno agli anni 60: focale 58 tipica di quel periodo (per problemi di luminosità del 50mm), 8 lamelle e 6 lenti in 4 gruppi, copia del più celebre e antesignano Zeiss Biotar del 1930. Quella in mio possesso è la terza versione (ne hanno prodotto 7) con attacco a vite m42 (ho comprato un adattatore K&F Concept) con la caratteristica di essere il primo con il trattamento Multicoating delle lenti (da qui la definizione MC nel nome). Ultimamente è tornato in auge per via di un effetto che viene definito swirly: a tuttaapertura produce uno sfocato a cerchio con dei bokeh morbidi e intriganti. Ci proverò nei prossimi giorni. Intanto grazie alla sempre bellissima Edith ho scattato qualche ritratto in studio: nella prima immagine il fuoco è decisamente preciso, mentre nella seconda ho sofferto di un po’ di front-focus; ma sono le prime prove. Certo, la nitidezza è ancora un’altra cosa, ma ad essere sinceri pensavo decisamente peggio. L’effetto onirico è comunque assicurato da una morbidezza difficilmente controllabile. Ah, la magia del vintage…
Non credo servano molte parole. Anzi, diciamo che non dovrebbero servire. Oggi è un giorno rosso, è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ma non si combatte solo oggi, si combatte tutti i giorni. Il 25 novembre è uno dei 365 giorni all’anno in cui si lotta.
Nella scorsa primavera ho partecipato a un corso di approfondimento e aggiornamento sulla fotografia dal titolo “E’ solo fotografia“. Il corso organizzato e gestito da Ober Bondi, fondatore di progetto HAR, era incentrato sulla storia della fotografia, sull’evoluzione del mezzo e sulla creazione di un portfolio; fra le varie serate non poteva mancare quella dedicata al ritratto in studio e qui ci siamo sbizzariti fotografando e posando come modelli (molto improvvisati). Le mie foto come modello sono state tutte cestinate in modo coattivo. Fra quelle scattate dal sottoscritto queste due, che ritraggono Alice, incontrano il mio favore: mi piace questa luce laterale molto dettagliata. E’ uno schema semplice, ma è sempre di forte impatto.
Forse posso sembrare un po’ presuntuoso a copiare una foto di quello che ritengo una dei più grandi geni della fotografia di tutti i tempi: Man Ray. Ma il mio vuole essere un semplice omaggio in occasione dell’anniversario della nascita (27 agosto 1890) di questo straordinario precursore dell’arte che ha rivoluzionato il secolo scorso. Perchè la grandezza di Man Ray non è nella qualità della sua arte, ma nella sua visione moderna del mezzo: se mi permettete un paragone, azzardato, mi piace considerarlo come lo Steve Jobs della fotografia. Questa foto, scattata nel 1924, ritrae Kiki de Montparnasse, forse la sua musa più autentica e s’intitola Le Violon d’Ingres: l’immagine è un audace accostamento del corpo femminile alla viola, la cui sagoma tondeggiante ne riprende le forme. Non ho volutamente riprodotto in modo perfetto l’immagine, ma ho preferito cercare una versione più personale e, credo, più moderna. Spero che Emmanuel non ne abbia a male.
Il titolo della foto riprende un vecchio modo di dire utilizzato dai francesci a Parigi per “passatempo”; nel ritratto, la celebre Kiki de Montparnasse, amante dell’artista e sua musa ispiratrice. […] Per merito di questa foto – e di numerose altre – il corpo di Kiki rimase alla storia come simbolo della Parigi dei primi decenni del XX secolo. Le chiavi di violino vennero dipinte sulla schiena della modella dall’artista, trasformando il suo corpo in uno strumento musicale e giocando con l’idea di oggettivazione di un corpo animato. Molti descrivono Le Violon d’Ingres, come un gioco di parole visivo, che raffigura la sua musa, Kiki, come il “passatempo” dell’artista.
Quando al Barolo Fashion Show del giugno scorso mi sono trovato a fotografare questa creazione della fashion designer irianiana Faeze Mohammadi sono rimasto… colpito. Decisamente colpito. Poi magari sarà l’abbigliamento che sconvolgerà il mercato del design mondiale, il fashion non è certo il mio settore, ma sono pessimista e non credo che in Italia possa avere molto successo. Il tempo ci dirà, ma un fatto positivo c’è, perchè il vantaggio è tutto per il fotografo: si risparmia la post-produzione sul viso della modella. :-)
The beauty of a woman must be seen from in her eyes, because that is the doorway to her heart, the place where love resides.
– Audrey Hepburn
Lenta processione all’alba nel deserto
Fata Morgana ha già cambiato ogni profilo
Aspetto a parlare prima che l’illusione si sia mossa
Poi scopro il confine che dall’infinito vola dentro di me
– Litfiba