L’ex Base Nato di Calice Ligure fu costruita nel 1961, faceva parte di una rete di circa 40 stazioni militari in Europa e, grazie alla sua posizione strategica, contribuiva a monitorare gli spazi aerei nel territorio del savonese. La struttura era presidiata dalla 59th Compagnia U.S. Army Signal, appartenente al Battaglione 509th: siamo negli anni della Guerra Fredda, quando le potenze militari si sfidavano anche utilizzando strategie intimidatorie, vantando i migliori armamenti e le tecnologie più avanzate, il tutto sotto la minaccia di una guerra nucleare. Con il crollo del muro di Berlino e l’arrivo delle comunicazioni satellitari l’utilità della base calò drasticamente sino alla totale dismissione nel 1992.
Per arrivarci bisogna percorrere la Strada Provinciale 490 che conduce fino al Colle del Melogno. All’altezza della località Magliolo, si prende la Strada Provinciale 16, proseguendo fino all’incrocio con la Strada Provinciale 23, che porta verso la Madonna delle Neve. Dopo aver superato la chiesa, all’altezza della pala eolica, si imbocca una deviazione che procede su strada asfaltata, passando in parte nel bosco, arrivando fino all’ingresso della vecchia base americana. L’entrata è decisamente spettacolare e si comprende subito l’importanza strategica della posizione: da qui si domina l’intera vallata e la vista è davvero a perdita d’occhio.
Della vecchia base non è rimasto quasi nulla, all’ingresso si intravede il posto di guardia, la torre di controllo e tre edifici più imponenti: probabilmente la camerate, la sala radio e l’officina. Ma sono due le peculiarità che mi sono saltate subito all’occhio: la presenza di turismo sportivo, con tantissimi appassionati di ciclismo che si fermano qui per una pausa ristoratrice, e l’enorme quantità di meravigliosi graffiti che hanno trasformato la sede italiana della 046 US Army in un museo a cielo aperto. Negli anni si è parlato di recuperare questo spazio con tanti progetti, manco a dirlo, subito naufragati, ma forse meglio così: qui è conservato un pezzo di storia importante del secolo scorso e la possibilità di una visita libera è interessante per chiunque voglia spingersi fin quassù.
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Il Forte della Madonna degli Angeli è una fortezza ottocentesca costruita intorno al 1881 dai Savoia, si trova su una collina alle immediate spalle del centro di Savona, ad un’altitudine di 232 metri. E’ rimasta attiva sino al 1947, qui è passata la storia e si sono combattute le due guerre mondiali; nella fortezza troviamo una rampa, postazioni di cannoni, torrette telemetriche, porte blindate, cemento armato, ferro battuto, polveriera, un ponte levatoio ormai sparito nel tempo, una lapida in memoria.
Il forte ha due piani, il primo dedicato a stalle e magazzini per munizioni e il secondo alle tre postazioni per 6 obici da 280mm, poi sostituiti da altrettanti cannoni 149/23 dopo la prima guerra mondiale, e alle stazioni telemetriche, ancora conservate. Sono inoltre presenti altre due piazzole, costruite dopo la Grande Guerra davanti al forte, collegate da un ponte levatoio sul fossato (scomparso), ormai quasi del tutto scomparse. Vi è ancora, al piano superiore, una terrazza con postazioni per mortaio. Durante l’occupazione nazista, oltre che presidio della Wehrmacht, fu anche batteria controaerea tedesca, armata con 4 cannoni Flak 88 e due impianti Flakvierling.
Qui il 27 Dicembre 1943 ci fu un’importante rappresaglia nazifascista. Dopo l’attentato del 23 dicembre alla Trattoria della Stazione (luogo di ritrovo, in via XX settembre, di fascisti e tedeschi) che causò 5 morti e 15 feriti (tra questi ultimi uno dei più noti collaborazionisti lo squadrista Bonetto accanito persecutore degli antifascisti savonesi) le autorità germaniche suggerirono l’opportunità di dare un maggior rilievo all’avvenimento con una punizione esemplare che consentisse di approfittare della circostanza per eliminare alcuni tra gli antifascisti di maggior prestigio politico locale.
I fascisti tenevano intanto concitate riunioni in Federazione nel corso delle quali squadristi e militi chiedevano a gran voce che si desse un duro esempio. Fu durante una di queste riunioni, e precisamente il mattino del giorno di Santo Stefano che viene redatta la lista di 7 antifascisti da deferire al Tribunale Militare Straordinario quali “mandanti morali” dell’attentato di via XX settembre. Il mattino del 27 dicembre, alle 4, vennero così prelevati dal carcere di Sant’Agostino, (incatenati tra loro in due gruppi) e condotti, su un furgone della questura, alla caserma della milizia in corso Ricci, gli antifascisti :
Cristoforo Astengo avvocato di 56 anni
Renato Willermin avvocato di 47 anni
Francesco Calcagno contadino di 26 anni
Carlo Rebagliati falegname di 47 anni
Arturo Giacosa prima operaio di 38 anni
Amelio Bolognesi soldato di 31 anni
Aniello Savarese soldato di 21 anni
Un lapidain marmo posta sulla parete posteriore del forte, restaurata nel 2018, ricorda il tragico evento. Sul muro sono ancora visibili i fori dei proiettili del fucile mitragliatore che uccise, senza pietà, i 7 antifascisti: sotto il piombo dei traditori eroicamente cadevano.
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