Al sottoscritto dell’esplorazione urbana -urbex- importa il giusto, non troppo, il giusto. È importante, ma non è il punto focale, non è quello che mi muove. Quello che mi muove è la fotografia e quando non sono soddisfatto di uno scatto devo rifarlo, è un tarlo che mi bussa nel cervello senza soluzione di continuità. E l’immagine di questa stanza mi ha lasciato decisamente insoddisfatto: troppa gente, confusione, tempi veloci, non sono riuscito a ragionare sulla foto come avrei voluto. Giocoforza mi sono sentito costretto a tornare, a fotografare solo quella stanza: probabilsicuramente ho dei problemi psicologici, ma adesso posso completare l’album Santi in Paradiso. Ho scattato da diverse angolazioni, con diversi obbiettivi, e sono immagini che mi limiterò ad aggiungere all’articolo originale. Per ricordare la mia malattia ho deciso di inserire in questo post, come promemoria, una sola foto, ma particolare: è scattata con un grandangolo estremo che ho aggiunto all’ultimo secondo nello zaino, con aria di sufficienza, quasi per sfizio: è l’Irix 11mm f/4 Firefly. Con tutta la calma del mondo.
Forse troppi santi in paradiso. Ma è un altro argomento, molto di moda, che non mi interessa discernere. Ci sono altre storie e devo prendere atto che in questo periodo l’urbex mi trascina in amare riflessioni sul futuro e sul lascito dopo vita. In uscita silenziosa da questa casa, da troppo tempo in balia degli eventi, abbiamo incontrato una signora: le abbiamo chiesto informazioni e la risposta è stata quasi banale nella sua semplicità. E passano i giorni, forse gli anni e luoghi meravigliosi e colmi di fascino diventano quasi un pericolo per la collettività implodendo su se stessi. Confuso e troppo di corsa mi sono perso in queste stanze che racchiudono una storia di vita, ricordi legati al passato, gli anni che scorrono inesorabili, l’arrivo di una vecchiaia e un futuro certamente non da scrivere per l’impossibilità di farlo.
Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.
– Lorenzo De’ Medici
Mi ritorna sempre nella mente questa bellissima frase e mi costringe a riflettere sul futuro e forse, più probabilmente, sul presente. Perché purtroppo in realtà del domani una certezza l’abbiamo, l’unica certezza che possiamo avere: questo domani non ci sarà. L’ottimismo è il sale della vita. Rimane solo da capire quanto possa durare l’oggi, ma sarà più breve di quanto si riesca ad immaginare. Adesso fate gli scongiuri più potenti che conoscete, ma puntate sulla felicità e ricordatevi di essere lieti perché domani è certo che non lo sarete: i santi non vanno in paradiso.