E poi ti ritrovi sulla strada, in mezzo al nulla più assoluto. Il cielo è grigio, fa un freddo cane e nevica. Nevica tantissimo. Non sai dove stai andando e non sai dove devi andare. Metti la freccia anche se non c’è nessuno, fermi la macchina sul lato destro della strada, spegni il motore e osservi la situazione: l’asfalto si sta velocemente colorando di bianco e la neve non smette di scendere dal cielo. Con un gesto lento prendi lo smartphone, sullo schermo c’è ancora il navigatore: evidentemente non è passato molto tempo dall’ultima verifica. Cerchi di comprendere la tua posizione: non sei troppo distante da Carrù, ma in queste condizioni risulta davvero difficile muoversi. Ma chi te l’ha fatto fare? Certo, non sbagliare l’uscita dell’autostrada ti avrebbe risparmiato tempo e fatica. Prendi la bottiglietta di plastica, hai sete. Sposti la mano sinistra sul tasto dedicato e fai scendere lentamente il finestrino. Il silenzio è clamoroso, quasi irreale. Pensi che ieri sera eri ancora a Milano con un misto di nostalgia e stupore. E’ tutto bianco. Provi a mettere fuori il naso ma la temperatura esterna ti sconsiglia l’operazione. Sei sorpreso dalla tua stupidità. Pensavi forse di essere ai Caraibi? La neve inizia ad entrare nell’abitacolo e si appoggia sulla parte interna della portiera. Premi il pulsante e fai alzare velocemente il vetro. Sei al sicuro adesso. Decidi di ripartire, fai girare la chiavetta e senti il rumore del motore. Ti senti quasi sollevato da quel rumore. Istintivamente metti la freccia e contemporaneamente scuoti la testa. Togli molto lentamente il piede dalla frizione, la macchina si muove piano. C’è ancora più neve sulla strada.
Mi piace eccome.
Il fatto che il racconto sia in prima persona è come una sorta di espansione dell’immagine, non so bene come descrivere meglio. La foto come totale visione attraverso gli occhi del fotografo che diventa narratore.
Proprio bravo.
Ciao!