Il terzo concorrente in gara, ah no, non è il festival di Sanremo. Anche se non ho sbagliato di molto perchè Coma Cose e Mr.Rain saranno entrambi fra i concorrenti dell’edizione 2023 della celebre kermesse canora. Concludo la serie di foto dedicate al concerto di inaugurazione di Bergamo e Brescia capitali della cultura 2023, in realtà forse ne pubblicherò ancora due, con il duo composto da Fausto Lama e California, noti al grande pubblico come Coma Cose. Molto belli i pantaloni leopardati, devo ammetterlo. Dopo la loro esibizione, un po’ stanco, sono scappato (volevo fotografare il famoso rinoceronte appeso) e mi sono perso l’esibizione di Renga con la figlia Jolanda: peccato, sarà per un’altra volta
Hai le fiamme negli occhi ed infatti
Se mi guardi mi bruci
– Coma Cose
Quando Ambra Angiolini l’ha chiamata sul palco devo ammettere che non sapevo chi fosse. In realtà Voodoo Kid, pseudonimo di Marianna Pluda, 27enne bresciana, è un’artista eclettica che produce, compone e scrive, sia in inglese che in italiano, i testi e la musica delle sue canzoni (sono informazioni che ho appreso da Google ovviamente). La voce sul palco non mi ha entusiasmato, ma ascoltando “Tutto bene” in loop (una delle canzoni che ha presentato al pubblico di Piazza della Loggia e che fa parte del suo ultimo album) devo ammettere che non è niente male. Ma io faccio foto, vedo gente, e di musica non capisco praticamente nulla. :-)
La lunga permanenza nella città cosmopolita, della quale ha respirato l’aria di continuo cambiamento, lo studio della musica, in tutte le sue forme ed applicazioni, e la creatività tipicamente italiana, fanno di questa giovane artista un personaggio poliedrico ed unico.
Le ultime due foto sono dedicate a Ilaria Cammarata, una delle ballerine, che ho notato per la straordinaria somiglianza con Jenna Ortega, l’attrice protagonista della serie Mercoledì: separate dalla nascita, praticamente due gocce d’acqua.
Cosa ci faccio qui
a fare finta che sia tutto ok
La tua amica bionda che mi balla in faccia
ma che festa di merda
– Voodoo Kid
Trovo che Alessandro Bergonzoni sia uno degli artisti italiani più surreali e incredibili. La sua comicità è clamorosa, confusionaria, pazzesca, inconcludente, complessa, arzigogolata. È un fiume in piena che travolge: si ride per tutto lo spettacolo (e in qualche occasione si riflette anche su temi di attualità), ma non ci si ricorda nessuna battuta, perché è un susseguirsi continuo di parole e giochi, intensità pura e costante. Questa sera è andato in scena a Mondovì il suo ultimo show: Trascendi e sali, e non potevo mancare. Per una volta ho deciso di assistere a tutto lo spettacolo e di fotografare con calma: mi sono seduto in terza fila e ho applaudito le vibrazioni parlate del bravissimo Alessandro. Non credo di essere riuscito a coglierlo in fallo, ha parlato quasi 90 minuti senza soluzione di continuità e senza sbagliare una singola parola. Una macchina perfetta. Poi c’è anche un ricordo che si perde nella Liguria degli anni 90, ma è un’altra storia e ne parlerò domani.
Trascendi e sali è un consiglio ma anche un comando. Alessandro Bergonzoni, che in questi anni si è esibito oltre che nei teatri, nei cinema e in radio, nelle pinacoteche nazionali, nelle carceri, nelle corsie degli ospedali, nelle scuole, nelle università e nelle piazze dei principali festival culturali, è diventato un “sistema artistico” che produce e realizza le sue idee in svariate discipline per, alla fine, metabolizzare tutto e ripartire da un’altra parte facendo tesoro dell’esperienza acquisita. Uno spettacolo dove la comicità non segue obbligatoriamente un ritmo costante e dove a volte le radici artistiche vengono mostrate per essere subito sotterrate di nuovo. Trascendi e sali come vettore artistico di tolleranza e pace, colmo di visioni che, magari, riusciranno a scatenare le forze positive esistenti nel nostro essere.
Per fotografare il concerto di Morgan ho adottato una tattica diversa dal solito. Ho deciso di arrivare dopo, molto dopo, per evitare l’attesa snervante e il solito ritardo. Mi sono presentato quindi ai cancelli alle 21.10 e il fatto che non ci fosse quasi nessuno ha destato in me qualche perplessità. Controllo l’orario e scopro che in realtà sono in anticipo di 20 minuti. Entro, mi accomodo sul fondo, in attesa. Come sempre 25 minuti di ritardo, quasi accademici. Quando l’inizio del concerto è questione di minuti, forse secondi (sul palco l’orchestra ha finito le prove) si sente una voce agitata in seconda fila: “C’è un medico?”. Fortunatamente il medico c’era, perché una signora, forse complice il caldo e la stanchezza, ha avuto un mancamento. Manovre di primo soccorso e circa 20 minuti (davvero troppo) per l’arrivo dell’ambulanza. Morgan inizierà il suo spettacolo solo alle 22.20. E fortuna che sono partito in ritardo. Ho scattato solo ai primi due pezzi, molto velocemente, qualche primo piano da sotto il palco, un paio di panoramiche da lontano e dopo circa 15 minuti ho lasciato Morgan al suo pubblico. Lui mi è piaciuto, le due canzoni che ha interpretato (una di Bindi, una tratta dal suo album canzoni dell’appartamento) un po’ meno.
Cosa vuol dire “musica classica”? E cosa vuol dire musica “colta”? Le separazioni che attribuiamo continuamente alla musica per incasellarla in definizioni e categorie valgono anche per chi quella musica l’ha creata? Quanta cultura popolare c’è nella musica di Mozart e quanto il popolo era legato alle arie di Verdi? Un brano “pop” può diventare un classico? Morgan passa attraverso le epoche ed i generi musicali dimostrando che le definizioni non riescono a contenere la creatività musicale, che la divisione colto/popolare non esiste e che la materia della musica si rigenera continuamente attraverso il genio degli artisti senza alcun limite. Da Bach e Vivaldi fino a Morgan, passando per Schubert, Bindi e De André, un viaggio nelle intersezioni tra i linguaggi musicali, con continui cambi di prospettiva e riletture, anche grazie agli arrangiamenti orchestrati e diretti dal M° Valentino Corvino.