Quando si fotografa una discoteca abbandonata (si, ho anche questa perversione) il problema maggiore è la mancanza di luce. Si, perché questi templi del divertimento sono essenzialmente luoghi notturni: la presenza di finestre e altre fonti di illuminazione naturale non è assolutamente prevista. Quindi è necessario armarsi di pazienza, treppiede e tempi lunghi di esposizione: si può mitigare l’attesa alzando leggermente gli ISO, ma ovviamente le difficoltà permangono. Nel caso del piano interrato della discoteca Divina di Caraglio il problema era di difficile risoluzione: buio assoluto (tarabu come dicono a Cuneo). Ma io volevo a tutti costi fotografare la pista da ballo e mi sono armato di fantasia e luce artificiale: ho lasciato aperto l’otturatore per 48 secondi e in questo lasso di tempo ho percorso due volte la pista in senso antiorario illuminando con una torcia a fascio concentrico il cerchio viola appeso al soffitto. Ne è uscita una interessante interpretazione di light painting che ha ridato vita e luce alle tenebre dell’abbandono. In senso letterale (ma anche poetico).