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Confraternita dei Battuti Neri
POSTED ON 19 Set 2022 IN Reportage     TAGS: church

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La Chiesa della Confraternita di San Giovanni Battista Decollato (definita anche dei Battuti Neri) si trova nel pieno centro di Carrù. La fondazione della Confraternita risale al 1616, mentre il rifacimento della Chiesa venne eseguito nella seconda metà del ‘700 ad opera dello scenografo/quadraturista Nicolao Dallamano, figlio di Giuseppe (non è un’informazione significativa, ma ho trovato ovunque questa discendenza e credo sia giusto riportarla). La definizione Battuti Neri deriva dal colore delle cappe dei membri della confraternita (nere appunto), il termine battuti invece perché durante le processioni si autoflagellavano. A Carrù esiste anche la confraternita dei Battuti Bianchi, all’incirca stesso periodo storico. Immagino dovesse essere un momento molto buio per il paese. L’interno della chiesa di San Giovanni Battista Decollato è qualcosa di meraviglioso e piange il cuore a pensare che al momento è utilizzata come semplice magazzino dalla parrocchia. Però è un gran bel magazzino, per certi versi scomodo, ma di lusso dal punto di vista estetico.

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Alla ricerca del tempo Impossibile
POSTED ON 10 Lug 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

Alla ricerca del tempo impossibile  /01

La splendida chiesa di Santa Chiara si trova a Mondovì Piazza, in via della scuole. Fu progettata da Francesco Gallo e costruita fra il 1712 e il 1724; fece parte del convento delle monache clarisse fino al 1803, anno di soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone I. Passò alla confraternita delle monache Benedettine Cassinesi fino al 1867, dal 1928 al 1980 fu la chiesa delle scuole e del Convitto Civico, guidato dai Salesiani, nel 1981 fu sconsacrata e divenne proprietà del comune di Mondovì. È chiusa e lasciata al suo destino da circa 20 anni. Non ho certezza assoluta delle date, ma nei primi anni 2000 venne fatto costruire nell’edificio a fianco (nel frattempo diventato scuola di musica) un ascensore. Purtroppo la chiesa di Santa Chiara era già in condizioni precarie e in poco tempo l’umidità che saliva dalla tromba dell’ascensore (che si trova a stretto contatto con la parete sinistra della chiesa) porto al formarsi di una grossa crepa lungo la parete: non ci fu altra soluzione che decretare l’inagibilità e la chiusura a tempo indeterminato.

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Confraternita dei Battuti Bianchi
POSTED ON 1 Lug 2022 IN Reportage     TAGS: church

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Entrare nei Battuti Bianchi di Carrù è un’esperienza sempre interessante. Non è vero urbex in quanto la chiesa, dedicata a San Sebastiano, è in fase di recupero grazie all’associazione Amici di Carrù che sta cercando di portare avanti un progetto alternativo come sede espositiva. Certo che i segni tipici dell’abbandono ci sono tutti e l’atmosfera è proprio quella dell’esplorazione urbana: ma entrare dalla porta secondaria con la chiave toglie un po’ di fascino all’esperienza. Un’ultima informazione prima dei cenni storici: dal 17 al 25 settembre 2022, in questa meravigliosa e importante location, verrà esposta Herem. Vi aspettiamo amici carruccesi. :-)

La Chiesa della Confraternita dei Battuti Bianchi, dedicata a San Sebastiano, si affaccia sull’attuale piazza Dante all’imbocco con via Mazzini (antica via della Piazza). La fondazione della Confraternita, che si occupava di bambini poveri e orfani, assisteva malati e diseredati, è antecedente il 1528, quando documenti ne attestano l’esistenza: l’antica sede del sodalizio sorgeva a levante della parrocchiale e fu abbattuta dopo la costruzione dell’attuale edificio. Nella seconda metà del ‘700, dopo un progetto di B.A. Vittone, rifiutato perché troppo grandioso, fu chiesta a Filippo Nicolis di Robilant (1723-1783) la pianta dell’attuale edificio, ch’egli risolse con singolare ingegno e straordinario gusto scenografico, avvezzo com’era all’elaborazione di apparati per i teatri e le feste di Corte. Il cantiere di costruzione si protrasse dal 1765 al 1774 e si avvalse dell’opera dello stuccatore F. Barelli; nel 1776 il pittore Toscanelli ne decorava pareti e soffitti con una sensibilità ed un’eleganza verosimilmente suggerite ancora dal Robilant. Successivi interventi decorativi (fratelli Prinotti, primo ‘900) reinterpretarono e coprirono parte delle antiche pitture che, fortunatamente, riaffiorano per la caduta di frammenti di colore. Il coro, con stucchi di N.Soleri, fu aggiunto tra il 1846-47 su disegno dell’architetto monregalese G.B. Gorresio. L’oratorio di San Sebastiano raccoglieva le famiglie di più antica storia presenti in paese: non a caso anche i Conti Costa della Trinità, Signori di Carrù (una tra le famiglie più in vista presso la Corte Sabauda) era legatissima a questa chiesa e fu Vittorio della Trinità, Viceré di Sardegna e Priore della Confraternita, ad invitare a Carrù l’amico Robilant, pagato dai confratelli con “regali di trifole, salmate di vino bianco, robiole, pescarie e volatili”.

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Amore eterno e disperato
POSTED ON 15 Giu 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

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La Cappella di San Bernardino racconta una storia di amore triste, di un amore eterno e disperato. Cesare et Amalia, lui conte di Villafalletto, lei olandese nata ad Anversa. Non conosco le loro vicende, ma questa lapide molto dolce e armoniosa mi ha fatto pensare ad una grande storia d’amore conclusa troppo presto e di un marito disperato che ha voluto suggellare l’amore della sua vita in questa piccola cappella di provincia. La struttura è abbandonata, credo ormai da qualche anno, e nessuno ne cura più la manutenzione: il portone è spalancato, i muri iniziano a scrostarsi e la vegetazione ha preso il sopravvento. Un vero peccato, perché anche in questa piccola chiesetta si racconta la storia del paese e dei conti Falletti di Villafalletto: ed è triste perdere le proprie radici.

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Herem, di anatema e maledizione
POSTED ON 14 Giu 2022 IN NeverSleep

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Sabato prossimo, 18 Giugno 2022, alle ore 17, nella splendida cornice (si dice così per fare figura) dell’antico palazzo di Città a Mondovì sveleremo i segreti di Herem. Si, perché il sottoscritto e Lorena Durante questa volta hanno davvero esagerato. Perché presenteremo un progetto (toh, un progetto fotografico) che stiamo costruendo da quasi un anno e che si è sviluppato in oltre 5 anni di ricerca e attività fotografica. Di cosa stiamo parlando? Sicuramente il focus è la mostra fotografica: sono 24 immagini stampate in alta risoluzione con una dimensione di 100×70 (si, avete capito bene: un metro). Ma non è una semplice raccolta di fotografie: c’è una prefazione, la descrizione di Piergiorgio Odifreddi, c’è una domanda di fondo, un percorso interattivo, una serie di considerazioni e una chiosa finale del teologo Don Enzo Bianchi che chiuderà il percorso museale. E sono decisamente orgoglioso di quanto siamo riusciti a creare, con fatica, in questi mesi. E infine, per non farci mancare nulla, abbiamo anche preparato un libro/catalogo (stampato splendidamente) con 48 immagini (il doppio di quelle esposte) che ci permetterà di raccontare in modo completo ed esaustivo il nostro progetto. Potrei spiegare meglio ed entrare nei dettagli, ma non vorrei rovinare la sorpresa ai nostri 25 visitatori. Al vernissage ci sarà anche da mangiare e da bere: ma non è la parte interessante, perché noi siamo amanti dell’arte e della cultura. Vi aspettiamo, e io non so ancora cosa mettermi.

Herem è un anatema.
Il luogo colpito dalla maledizione
diventa inviolabile ed è destinato a finire in rovina

Chiesa di Santa Croce (e del guano)
POSTED ON 14 Giu 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

Chiesa di Santa Croce  /09

Nel profondo Nord, in mezzo alla sconfinata pianura lombarda, ci si può imbattere -quasi senza volerlo- nella chiesa di Santa Croce. Non ho trovato molte notizie, sembra che dopo l’abbandono sia stata utilizzata saltuariamente, insieme a tutto il complesso che la circonda, per battaglie (usiamo questa definizione) di softair. Anche il nome potrebbe essere inventato, si tramanda, ormai da qualche anno, fra appassionati di urbex. L’esterno non è praticamente visibile, non sembra nemmeno una chiesa, l’interno invece è ancora decorato: è possibile accendere i lumini votivi che si trovano nei pressi dell’altare (se avete un accendino, meglio spegnerli prima di uscire) e il suo giallo paglierino, molto delicato, mantiene intatto un certo fascino. È apprezzata in modo particolare dai piccioni che hanno eletto questa chiesa a dimora preferita: praticamente solamente la parte centrale è intonsa, il resto è completamente ricoperto di guano. Tornato al campo base ho dovuto disinfettare il treppiede, ecco, non proprio una meraviglia: forse la definizione più indovinata sarebbe Chiesa del Guano. Di certo renderebbe meglio l’idea.

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