POSTED ON 19 Set 2022 IN
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POSTED ON 10 Lug 2022 IN
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La splendida chiesa di Santa Chiara si trova a Mondovì Piazza, in via della scuole. Fu progettata da Francesco Gallo e costruita fra il 1712 e il 1724; fece parte del convento delle monache clarisse fino al 1803, anno di soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone I. Passò alla confraternita delle monache Benedettine Cassinesi fino al 1867, dal 1928 al 1980 fu la chiesa delle scuole e del Convitto Civico, guidato dai Salesiani, nel 1981 fu sconsacrata e divenne proprietà del comune di Mondovì. È chiusa e lasciata al suo destino da circa 20 anni. Non ho certezza assoluta delle date, ma nei primi anni 2000 venne fatto costruire nell’edificio a fianco (nel frattempo diventato scuola di musica) un ascensore. Purtroppo la chiesa di Santa Chiara era già in condizioni precarie e in poco tempo l’umidità che saliva dalla tromba dell’ascensore (che si trova a stretto contatto con la parete sinistra della chiesa) porto al formarsi di una grossa crepa lungo la parete: non ci fu altra soluzione che decretare l’inagibilità e la chiusura a tempo indeterminato.





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POSTED ON 1 Lug 2022 IN
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Entrare nei Battuti Bianchi di Carrù è un’esperienza sempre interessante. Non è vero urbex in quanto la chiesa, dedicata a San Sebastiano, è in fase di recupero grazie all’associazione Amici di Carrù che sta cercando di portare avanti un progetto alternativo come sede espositiva. Certo che i segni tipici dell’abbandono ci sono tutti e l’atmosfera è proprio quella dell’esplorazione urbana: ma entrare dalla porta secondaria con la chiave toglie un po’ di fascino all’esperienza. Un’ultima informazione prima dei cenni storici: dal 17 al 25 settembre 2022, in questa meravigliosa e importante location, verrà esposta Herem. Vi aspettiamo amici carruccesi. :-)
La Chiesa della Confraternita dei Battuti Bianchi, dedicata a San Sebastiano, si affaccia sull’attuale piazza Dante all’imbocco con via Mazzini (antica via della Piazza). La fondazione della Confraternita, che si occupava di bambini poveri e orfani, assisteva malati e diseredati, è antecedente il 1528, quando documenti ne attestano l’esistenza: l’antica sede del sodalizio sorgeva a levante della parrocchiale e fu abbattuta dopo la costruzione dell’attuale edificio. Nella seconda metà del ‘700, dopo un progetto di B.A. Vittone, rifiutato perché troppo grandioso, fu chiesta a Filippo Nicolis di Robilant (1723-1783) la pianta dell’attuale edificio, ch’egli risolse con singolare ingegno e straordinario gusto scenografico, avvezzo com’era all’elaborazione di apparati per i teatri e le feste di Corte. Il cantiere di costruzione si protrasse dal 1765 al 1774 e si avvalse dell’opera dello stuccatore F. Barelli; nel 1776 il pittore Toscanelli ne decorava pareti e soffitti con una sensibilità ed un’eleganza verosimilmente suggerite ancora dal Robilant. Successivi interventi decorativi (fratelli Prinotti, primo ‘900) reinterpretarono e coprirono parte delle antiche pitture che, fortunatamente, riaffiorano per la caduta di frammenti di colore. Il coro, con stucchi di N.Soleri, fu aggiunto tra il 1846-47 su disegno dell’architetto monregalese G.B. Gorresio. L’oratorio di San Sebastiano raccoglieva le famiglie di più antica storia presenti in paese: non a caso anche i Conti Costa della Trinità, Signori di Carrù (una tra le famiglie più in vista presso la Corte Sabauda) era legatissima a questa chiesa e fu Vittorio della Trinità, Viceré di Sardegna e Priore della Confraternita, ad invitare a Carrù l’amico Robilant, pagato dai confratelli con “regali di trifole, salmate di vino bianco, robiole, pescarie e volatili”.





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POSTED ON 15 Giu 2022 IN
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POSTED ON 14 Giu 2022 IN
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Sabato prossimo, 18 Giugno 2022, alle ore 17, nella splendida cornice (si dice così per fare figura) dell’antico palazzo di Città a Mondovì sveleremo i segreti di Herem. Si, perché il sottoscritto e Lorena Durante questa volta hanno davvero esagerato. Perché presenteremo un progetto (toh, un progetto fotografico) che stiamo costruendo da quasi un anno e che si è sviluppato in oltre 5 anni di ricerca e attività fotografica. Di cosa stiamo parlando? Sicuramente il focus è la mostra fotografica: sono 24 immagini stampate in alta risoluzione con una dimensione di 100×70 (si, avete capito bene: un metro). Ma non è una semplice raccolta di fotografie: c’è una prefazione, la descrizione di Piergiorgio Odifreddi, c’è una domanda di fondo, un percorso interattivo, una serie di considerazioni e una chiosa finale del teologo Don Enzo Bianchi che chiuderà il percorso museale. E sono decisamente orgoglioso di quanto siamo riusciti a creare, con fatica, in questi mesi. E infine, per non farci mancare nulla, abbiamo anche preparato un libro/catalogo (stampato splendidamente) con 48 immagini (il doppio di quelle esposte) che ci permetterà di raccontare in modo completo ed esaustivo il nostro progetto. Potrei spiegare meglio ed entrare nei dettagli, ma non vorrei rovinare la sorpresa ai nostri 25 visitatori. Al vernissage ci sarà anche da mangiare e da bere: ma non è la parte interessante, perché noi siamo amanti dell’arte e della cultura. Vi aspettiamo, e io non so ancora cosa mettermi.
Herem è un anatema.
Il luogo colpito dalla maledizione
diventa inviolabile ed è destinato a finire in rovina
POSTED ON 14 Giu 2022 IN
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Nel profondo Nord, in mezzo alla sconfinata pianura lombarda, ci si può imbattere -quasi senza volerlo- nella chiesa di Santa Croce. Non ho trovato molte notizie, sembra che dopo l’abbandono sia stata utilizzata saltuariamente, insieme a tutto il complesso che la circonda, per battaglie (usiamo questa definizione) di softair. Anche il nome potrebbe essere inventato, si tramanda, ormai da qualche anno, fra appassionati di urbex. L’esterno non è praticamente visibile, non sembra nemmeno una chiesa, l’interno invece è ancora decorato: è possibile accendere i lumini votivi che si trovano nei pressi dell’altare (se avete un accendino, meglio spegnerli prima di uscire) e il suo giallo paglierino, molto delicato, mantiene intatto un certo fascino. È apprezzata in modo particolare dai piccioni che hanno eletto questa chiesa a dimora preferita: praticamente solamente la parte centrale è intonsa, il resto è completamente ricoperto di guano. Tornato al campo base ho dovuto disinfettare il treppiede, ecco, non proprio una meraviglia: forse la definizione più indovinata sarebbe Chiesa del Guano. Di certo renderebbe meglio l’idea.









POSTED ON 30 Mag 2022 IN
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POSTED ON 29 Mag 2022 IN
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L’esplorazione di palazzo Ademà è stata molto particolare, diversa dal solito: perché in realtà non è vero abbandono, la villa (come viene definita in modo decisamente riduttivo negli annunci immobiliari) è in vendita ad una cifra superiore al milione di euro e si tratta di un prezzo davvero basso se consideriamo il valore dell’immobile e del parco (40.000 metri quadri). Lo sfarzo e l’eleganza del palazzo si percepiscono già dall’esterno, ma appena varcata la porta d’ingresso tutto diventa più tangibile: le decorazioni delle pareti sono meravigliose e gli spazi all’interno rendono perfettamente l’idea della grandezza. Quando sono uscito mi sono girato un’ultima volta per osservare il palazzo e ho immaginato come potesse essere durante il suo periodo aureo (definiamolo così); è sempre un po’ triste pensare al passato, soprattutto se glorioso, ma è necessario guardare avanti, magari senza distruggere il nostro ricordo.
Palazzo Ademà fu progettato nel 1826 dall’illustre Architetto Carlo Barabino, famoso per Piazza De Ferrari con il Teatro Carlo Felice a Genova. La proprietà si compone dell’esclusiva casa padronale di mq. 1800 in stile neoclassico, elevata a tre piani fuori terra. La facciata della maestosa villa ottocentesca è costituita da un corpo avanzante centrale con portico a tre archi a piano terra, mentre nella parte sovrastante, che include primo e secondo piano, è intervallata da quattro colonne lisce rastremate verso l’alto e culminanti con capitello ionico. All’apice, un frontone recante lo stemma del casato. Il tutto immerso nel verde del vasto parco di querce di 40.000 mq.
Palazzo Ademà è chiaramente un nome di fantasia (che non ho inventato io), ho evitato di utilizzare il nome reale del palazzo per non facilitare troppo le indagini su Google, ma credo sia evidente che si tratta di una proprietà privata nel quale non c’è più nulla da rubare e quasi nulla da distruggere. Con una non troppo complicata ricerca si possono trovare le foto della Villa durante gli anni d’oro (di cui una meravigliosa della piccola cappella allestita a festa) per poter fare un confronto ed immaginare cosa potrebbe diventare. Fatelo.



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POSTED ON 25 Mag 2022 IN
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POSTED ON 18 Mag 2022 IN
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POSTED ON 14 Mag 2022 IN
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POSTED ON 11 Mag 2022 IN
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L’ex manicomio di Voghera è sicuramente una delle perle del mondo urbex italiano. Si trova a Voghera (e questo forse si era capito), è enorme, una città nella città di oltre 60 mila metri quadrati, che arrivò ad avere al massimo 1029 ospiti e dava da lavorare a circa 400 persone. Fu costruito sui resti di un convento nel 1876 (del quale oggi non è rimasto che il pozzo nei pressi della chiesa) e alla sua progettazione lavorò anche il celebre psichiatra Cesare Lombroso. Come tutti i manicomi fu lentamente dismesso a partire dalla Legge 180/1978, conosciuta come legge Basaglia, fino a chiudere definitivamente i battenti nel 1996. Le storie che potrebbero raccontare queste parete sono tantissime e incredibili. Luigi Marini, in arte Ringo, ogni sabato sera scappava. Poi tornava. Scappava per andare a ballare nelle balere delle zona e nessuno ha mai capito quale fosse la sua via di fuga. E poi ci sono Luigina e Mario, che si sono innamorati fra queste mura e hanno voluto tornare nella loro stanza nonostante il manicomio fosse ormai chiuso. E quando si cammina fra i corridori di questo ospedale psichiatrico si percepiscono le grida, la disperazione e le emozioni. È un mondo che racconta oltre 100 anni di storia e di vita. Ho pubblicato 71 foto per descrivere nel modo più approfondito possibile questa incredibile struttura: ho iniziato con la foto più iconica, la camera azzurra dei neonati e ho perlustrato tutto il manicomio dalla rumorosa rotonda dei furiosi sino ad arrivare alla tranquillità della chiesa cattolica (ma un’altra volta). In qualsiasi articolo dedicato alla pazzia si deve dedicare un pensiero alla poetessa. E chi sono io per non inserire una citazione di Alda Merini dedicata alla sua esperienza in manicomio? Nessuno. E infatti la trovate quasi in calce. :-)





Così i matti mi hanno insegnato che è grazie alle cose semplici che rendiamo la nostra vita ricca.
Che un ricordo splendido può trasformare qualsiasi luogo oscuro in una dimora raggiante.
I matti mi hanno insegnato che l’amore esiste.
Che è davanti a noi. Indipendentemente da dove ci troviamo.
E che aspetta solo di essere raccolto con le nostre mani.
– Giacomo Doni



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POSTED ON 3 Mag 2022 IN
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Ho inseguito la Chiesa Verde per lunghissimo tempo, un’attesa infinita. Le notizie, frammentarie, dal mondo urbex mi lasciavano intendere che forse non era destino e che il Verde non era un colore adatto al sottoscritto. Poi un giorno ho tentato, quasi casualmente, e ho trovato la porta spalancata, una tranquillità che non immaginavo, una bellezza abbandonata e memorabile. Purtroppo questa Chiesa è un meraviglioso fiore nel mezzo del deserto industriale genovese: era parte integrante di Villa Durazzo-Cataldi che fu abbattuta negli anni ’60 del secolo scorso per fare spazio ad una raffineria. Ancora oggi paghiamo a caro prezzo lo scempio edilizio ed industriale dell’Italia del boom economico. Ci sono stati diversi tentativi di recupero, ma attualmente la Cappella di Villa Durazzo-Cataldi versa in stato di profondo abbandono e lo spazio antistante è stato affittato come parcheggio per i mezzi pesanti. Nel mondo urbex è stata definita Chiesa Verde per via dei colori che risaltano all’interno, sulle pareti e dalle vetrate, ed è uno di quei luoghi del quale bisogna parlare, parlare e ancora parlare: perché un recupero è davvero auspicabile e doveroso.





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POSTED ON 1 Mag 2022 IN
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Non si trovano molte informazioni sulla Chiesa Bianca che sorge nella frazione di Gorra, nel comune di Finale Ligure. Dedicata a San Bartolomeo è abbandonata e sconsacrata da almeno 50 anni. Dell’interno rimane quasi nulla: originariamente si presentava ad unica navata con abside e altari laterali, ma il tetto è crollato, l’altare centrale è un cumulo di mattoni e polvere, la vegetazione ha preso il sopravvento e il verde della muffa ha ormai colorato gli stucchi bianchi di questo luogo di culto risalente al 1400. Si potrebbe ancora salvare il meraviglioso campanile che conserva la slanciata cuspide ottagonale affiancata da gugliotti angolari, secondo il tipico modello dell’architettura campanaria del Finale. Purtroppo sembra che la situazione non venga presa in considerazione dalla politica (e nemmeno dalla religione) e il rischio che anche il campanile, che inizia a dare importanti segni di cedimento, possa crollare è davvero altissimo. E sarebbe un pericolo per gli abitanti della zona e un vero peccato artistico.





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POSTED ON 29 Apr 2022 IN
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La Chiesa Gialla si trova all’entrata di una piccola frazione di campagna: è l’inizio, la presentazione. Ed essendo in stato di abbandono non è proprio un bel biglietto da visita. È ancora in buone/ottime condizioni (se tralasciamo qualche graffito), le vetrate sono intatte e non ci sono segni di vandalismo. È stata definita Chiesa Gialla perché gli interni (ma anche gli esterni) sono colorati di giallo e la luce che penetra all’interno contribuisce a creare un’atmosfera fredda esaltandone il colore delle pareti. C’è anche una sagrestia, completamente vuota, con i resti di una cucina, qualche graffito sui muri e tanta tanta polvere. Purtroppo il destino di questo piccolo luogo sacro è segnato: non so se la chiesa sia ancora consacrata, nel caso il compito di mantenerne il decoro dovrebbe essere del Vaticano. E probabilmente sarebbe un ottimo modo di spendere i fondi dell’ottoxmille.



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POSTED ON 24 Mar 2022 IN
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Ho abitato ad Imperia per 35 anni e non ho mai superato un certo limite stradale che dopo Via Caramagna allunga in via Palmoriere; forse credevo che lì terminasse il mondo conosciuto, le mie personali colonne d’Ercole Imperiesi. In effetti la strada diventa sterrata per un tratto e muore a distanza di poche centinaia di metri. Ma al termine dello sterrato sorge una piccola e bellissima chiesetta risalente (come scritto sulla facciata) al 1858. È abbandonata a se stessa da tempo, eppure nasconde una bellezza decisamente particolare: è piccolissima, microscopica, salire al piano superiore è impossibile e pericoloso, ma sono rimasto ad osservarla diversi minuti prima di riuscire a scattare.
[..]
troviamo una vecchia Chiesa del 1.800, la curiosità è forte, ci facciamo coraggio e decidiamo di entrare. Apriamo la porta con molta cautela, sentiamo il cigolare dei cardini arrugginiti, sembra pericolante, facciamo pochi passi e subito compaiono ai nostri occhi il vecchio “Are” (altare) ancora in buone condizioni, affreschi ormai sbiaditi e nicchie che si presuppone ospitassero diverse statue. Guardando l’altare sulla nostra sinistra ci accorgiamo della presenza di una scalinata che risulta essere troppo pericolante che porta al piano superiore dove doveva essere situato l’organo che accompagnava le cerimonie di quei tempi.
Non c’è molto spazio per l’immaginazione: mi sono limitato ad alcuni dettagli e alla vista dall’entrata. La stragrande maggioranza del tempo l’ho impiegata per fotografare la cupola e quello che rimane degli affreschi che la ornavano. È davvero un peccato che sia in condizioni così disastrose: basterebbe davvero poco per metterla in sicurezza e permettere di visitarla senza correre rischi.




