La luce è elemento fondamentale in fotografia. Ma questo forse lo sapete già (evito la ramanzina sul termine fotografia che deriva dal greco e significa disegnare con la luce). E quando il fotografo può scegliere la luce è giusto che cerchi di adattarla al soggetto che vuole ritrarre. In esterni è molto difficile, è necessario spostarsi, scegliere l’ora giusta, in linea di massima bisogna adattarsi. In studio è tutto molto più semplice, l’illuminazione è artificiale e possiamo disporne a piacimento. Tutto questo discorso per spiegare la scelta della luce in queste tre foto di Viola. In questo caso il carattere estetico della modella era decisamente forte, duro, d’impatto e volevo qualcosa che evidenziasse queste caratteristiche da ‘ragazza interrotta’. E quindi ho optato per una sola fonte di luce (softbox) laterale: è una scelta impegnativa, rende la foto drammatica e non tutti apprezzano. Io invece sono un grandissimo estimatore di questo tipo di illuminazione (che possiamo definire chiaroscuro) che trovo speciale, intrigante. E credo che Viola possa permettersi questa scelta.
Con queste due foto concludo la galleria dedicata a Viola (almeno credo). E scelgo la versione monocromatica di due primissimi piani entrambi realizzati a tutta apertura con il 135 f/2. La profondità di campo è assurda e limitatissima ma al tempo stesso ‘fantastica’. La spalla completamente fuori fuoco in entrambe le foto (e parliamo di pochi centimetri) è un effetto che mi affascina: è difficile da spiegare il concetto di limitata PDC ma una volta entrati nel meccanismo dell’‘A Tutta Apertura’ è davvero impossibile uscirne. Io adoro aprire il diaframma al massimo delle sue potenzialità. :)