Ci sono realtà industriali che hanno fatto la storia del nostro paese e poi dal nulla vengono inghiottite dall’oblio in pochi istanti. Le officine di Sordevolo nascono come Stabilimento Meccanico Romano & Pidello nel 1927, fondate, in un periodo storico decisamente complicato, da Luigi Romano, specialista della ricerca e dell’organizzazione tecnica (alcuni brevetti FIAT portano il suo nome) e da Andrea Pidello, uomo brillante e di buona cultura, esperto in organizzazione industriale e commerciale.
Nel 1927 la fabbrica lavorava ormai a pieno ritmo: l’ora dell’inaugurazione era giunta. Purtroppo fu l’ora della tragedia. Un mattino di gennaio Andrea Pidello passava in rassegna la fabbrica, percorreva reparti e saloni, controllava il procedere del lavoro. Nel salone maggiore, per la metà occupato dai torni, volle controllare il funzionamento di una puleggia della trasmissione; vi salì con la scala a pioli: in un baleno il congegno lo afferrò per l’abito e, sbattuto contro la scala, cadde sul pavimento di cemento. L’infortunio era stato tanto fulmineo che neppure tutti si erano resi conto dell’accaduto e nessuno fece in tempo a intervenire. Ricoverato in ospedale, Andrea Pidello moriva dopo lunghi giorni di sofferenza e di cure inefficaci. Nel cimitero di Sordevolo, la lapide funeraria porta inciso: «Fatale disgrazia troncò sul lavoro la vita buona intelligente operosa – Pidello Andrea – 1890-1927».
La produzione principale si qualificava nel settore automobilistico, in particolare degli ingranaggi, delle coppie pignone-corona, dei cambi di marcia: nell’Agosto del 1933 Sua Altezza Reale Adalberto di Savoia, Duca di Bergamo, venne in visita allo stabilimento e volle provare il cambio Sistema RP: ne fu talmente soddisfatto che decise di montarlo sulla sua vettura personale. In quegli anni la produzione aumentò notevolmente anche grazie agli ordini governativi per le forniture della guerra coloniale di Abissinia; entrò in azienda Costanzo Sormano, molto noto come esponente dell’establishment fascista biellese: la ditta assunse la forma giuridica e la denominazione di “Società Anonima Officine di Sordevolo”. Dopo la crisi della seconda guerra mondiale, e il primo difficile periodo di ricostruzione, le Officine ripresero la lavorare a pieno ritmo anche grazie agli aiuti e alle sovvenzioni del Piano Marshall, provvedimento finanziato dagli Stati Uniti per il sostegno della ripresa dell’economia e del sistema produttivo dell’Europa libera.
Nel 1972 ci fu un cambio di proprietà, una ditta torinese specializzata in ricambi rilevò le quote di maggioranza, ci fu una ristrutturazione, ma il declino fu lento e inesorabile e portò le storiche Officine di Sordevolo alla chiusura alla fine del secolo scorso. Un’altra azienda storica del tessuto industriale del nostro paese dovette cessare l’attività. E pensare che negli anni di pieno sviluppo lo stabilimento aveva occupato sino a 200 dipendenti, su una linea produttiva che partiva dalle barre di ferro grezzo e di acciaio per giungere al prodotto finito. Oggi il celebre Stabilimento Meccanico Romano & Pidello è uno scheletro abbandonato a se stesso, qui vive il ricordo di un paese e di una fabbrica che ha vissuto con entusiasmo e vigore la storia del secolo scorso attraverso il fascismo, la seconda guerra mondiale, la ricostruzione e la crisi. Ad Maiora Sperem