Villa Redentore fa parte della categoria che io amo definire urbex sociale, anche se quasi sempre fine a se stesso. Si trova nel centro abitato di Vigarolo, nel territorio comunale di Borghetto Lodigiano: è abbandonata da talmente tanto tempo che nemmeno gli abitanti del luogo, coloro che ci passano davanti tutti i giorni, ci fanno più caso. Non c’è molto da tenere segreto.
La Villa fu costruita nel 1849 da Flaminio Ghisalberti, gran ciambellano di Sua Maestà Francesco I, su progetto dell’architetto Afrodisio Truzzi. Il disegno originario della villa presentava una facciata caratterizzata da una sequenza di mezze colonne, mentre l’ala nord, prospiciente il parco, mostrava un portico a cinque arcate con al termine la cappella gentilizia. La villa poi passò in proprietà alla famiglia Nocca di Pavia. Nel 1927 divenne uno stabilimento per la lavorazione della seta. L’attività di questo opificio andò avanti sino agli anni ’40, quando l’immobile diventerà proprietà della Mensa Vescovile di Lodi che lo adibirà a luogo di vacanza per i seminaristi, con l’appellativo di Villa Redentore. Dal 1950, la villa divenne stabilmente sede di un centro di vita missionaria per i seminaristi del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano. In quel periodo l’edificio subì modifiche, che ne stravolsero l’equilibrio architettonico originale. Nell’anno 1978, il Comune decise di acquistare la storica dimora. Qualche anno dopo, l’edificio divenne sede dell’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura, che formava “Addetti alle industrie molitorie e della panificazione”.
Villa Redentore versa in stato di abbandono da quasi 40 anni. Noi siamo arrivati in una giornata uggiosa e cupa, pioveva. La conformazione della Villa è a forma di U e il parco centrale è sovrastato da una stranissima copertura in vetroresina che dona all’area una forte componente di luce azzurro/verde; le gocce di pioggia cadendo sulla copertura provocavano un rumore fortissimo e tetro. Gli interni sono stati quasi completamente svuotati, l’odore di muffa è forte e persistente. Sono rimasti pochi arredi: una camerata con letti da bambino, dei banchi di scuola, qualche scrivania. È tutto fatiscente e pronto a crollare. Quando siamo usciti, nonostante il freddo, ci siamo voltati un’ultima volta: la pioggia continuava a scendere rumorosa, l’atmosfera era angosciante. Siamo andati via senza troppi rimpianti.
Ora sembra il set di un film horror, ma fino a qualche decennio fa ci giocavano i bambini della colonia estiva di Sant’Angelo e tanti si ricordano gli spazi in qualche modo magici, il bel parco con i laghetti e i ponticelli, la grande veranda. E se gli esterni stanchi e ormai sfatti sono sotto gli occhi di tutti, gli interni di Villa Redentore a Vigarolo (in territorio di Borghetto, ma di proprietà del Comune di Sant’Angelo) sono sconosciuti ai più.