Del declino delle stazioni termali nel bel paese ne ho già parlato anche troppo e quindi non credo sia il caso di tornare sull’argomento. Qui siamo di fronte all’ennesimo fallimento, alle speranze terminate, ad una cultura che non esiste più. La decadente bellezza del Grand Hotel Milano si concentra e enfatizza soprattutto nelle sue affinate deviazioni.
E quando si esce, finalmente con calma, ci si guarda intorno in cerca di un appiglio alla realtà e non si riesce a trovarlo; perché sembra tutto fantastico e surreale, quasi distopico nella sua perfetta composizione impossibile. Una strada, un istituto termale, la vita -rara- che scorre come tutti i giorni di fronte alla decadenza del Grand Hotel che domina la scena come se fosse una scenografia di un film di fantascienza, come un’immagine di Gregory Crewdson. E niente, poi si torna nel mondo di tutti giorni e si fa un passo verso la normalità. Tutto torna come sempre.