Entrare nella ThyssenKrupp è stata un’esperienza diversa dalle altre. Raramente, quasi mai, mi capita di sentire paura, ma in questa fabbrica devastata dal ricordo una sensazione di fastidio ha preso il sopravvento: non sono riuscito in nessun modo a fotografare con calma. Un’agitazione strana si è impossessata del mio cervello e ho scattato con un’ansia che non avevo mai provato. La condizione psicologica è stata influenzata, ovviamente, dalle voci che raccontavano di persone poco raccomandabili all’interno e in precedenza io stesso avevo visto un paio di energumeni aggirarsi per capannoni in modo sospetto, ma la tentazione è stata troppo forte e sono dovuto tornare.
Era mezzanotte e 53 minuti del 6 dicembre 2007: sono passati 15 anni da quella terribile notte, ma il ricordo è ancora vivo e non dovrà morire mai. Voglio ricordare i nomi delle 7 persone che hanno perso la vita cercando di domare l’incendio che divampò alla linea 5: Antonio Schiavone, 36 anni, Roberto Scola, 32 anni, Angelo Laurino, 43 anni, Bruno Santino, 26 anni, Rocco Marzo, 54 anni, Rosario Rodinò, 26 anni, Giuseppe Demasi, 26 anni. In Italia le statistiche delle cosiddette morti bianche sono in miglioramento costante, ma comunque ancora oggi muoiono circa 700 lavoratori all’anno e probabilmente i dati non sono precisi, ma leggermente sottostimati. Non conosco nessuna ricetta per fermare questa guerra, ma credo che ricordare e non dimenticare tragedie come l’incidente della ThyssenKrupp possa permettere di tenere alta l’attenzione e salvare vite umane. Non dimenticare.
[…] i caduti sul lavoro non sono una sorpresa, la ThyssenKrupp con il suo interminabile elenco di morti, l’ultimo proprio oggi, è solo l’ennesimo episodio. Le pene vanno fortemente inasprite e gli ispettori vanno aumentati. Chi fa morire per incuria un operaio deve finire in galera senza nessuno sconto e senza nessun indulto.
– Antonio Di Pietro