
Ieri pomeriggio, nella splendida cornice della Chiesa della Missione, ho assistito al concerto per il Santissimo Natale: Jubilate Deo Salutari Nostro. L’orchestra Barocca dell’Academia Montis Regalis, con la magistrale direzione di Chiara Cattani, ha eseguito la terza Sinfonia di Giovanni Battista Martini, il Concerto in re maggiore per clavicembalo, archi e basso continuo di Giovanni Marco Rutini, la sinfonia in mi maggiore di Giuseppe Sarti, il divertimento in fa maggiore k 138 di Wolfgang Amadeus Mozart e il Magnificat a quattro voci e archi di Luigi Antonio Sabbatini.
Questo concerto segnerà l’avvio di un nuovo intrigante percorso di riscoperta nel repertorio vocale e strumentale dei compositori francescani, un ambito quasi del tutto inedito che l’Academia Montis Regalis andrà a esplorare nel corso del prossimo triennio. Il più famoso di questi autori è senza dubbio Giovanni Battista Martini, maestro bolognese conosciuto in tutta Europa e oggi noto soprattutto per il suo rapporto con Wolfgang Amadeus Mozart- Oltre a comporre opere di pregevole fattura, Martini si distinse anche per la sua attività didattica, che lo fece diventare maestro di molti musicisti di notevole talento, tra i quali si distinguono il faentino Giuseppe Sarti, celebrato operista che si mise in luce soprattutto alla corte di San Pietroburgo all’epoca di Caterina II e dello zar Alessandro I, e Luigi Antonio Sabbatini, dal 1786 maestro di cappella nella Basilica del Santo di Padova.
Come sempre capita in queste occasioni la luce era scarsa, le possibilità di muoversi decisamente limitate –non dare fastidio è il primo comandamento– e giocoforza mi sono limitato a poche immagini con il tele e tanto rumore (inteso come digitale). Le immagini sono praticamente SOOC, nessun ritocco in post se non qualche lieve ritaglio (crop). Uscendo ho montato il grandangolo e ho scattato qualche foto d’insieme: la chiesa della Missione era gremita, tante persone in piedi in fondo alla navata a santificare il successo dell’iniziativa (era gratuita ovviamente). Per dare un tono giornalistico al tutto ho inserito anche le foto delle autorità, in fondo, per non disturbare.




















Dopo oltre 10 anni sono tornato ad ammirare la straordinaria Lindsey Stirling. L’occasione è arrivata a Verona, al teatro Romano, una delle tre tappe del tour italiano della violinista statunitense (le altre Pistoia e Roma). È stato un concerto travagliato per il sottoscritto in quanto mi sono ritrovato a litigare per quasi l’intera durata del concerto. Il motivo? Non lo so nemmeno io, forse le dimensioni (e il colore) del 70-200 Canon.
Prima del concerto è stato chiaramente annunciato che sarebbe stato possibile scattare foto e registrare video senza l’uso del flash; all’entrata hanno controllato il mio zaino minuziosamente e mi hanno consentito l’accesso.
Ma durante il concerto, dopo la finestra consentita ai fotografi, l’organizzazione ha deciso di passare dal sottoscritto minacciando di chiamare la sicurezza se avessi continuato a scattare foto, tutto questo nonostante all’interno del teatro metà del pubblico fosse intento ad utilizzare gli smartphone per riprendere e fotografare. Mi hanno scambiato per un fotografo (al quale era consentito scattare solo durante i primi tre pezzi) e non c’è stato verso: ho mostrato il biglietto e a quel punto mi hanno detto che non sarei potuto entrare con la macchina fotografica (e ho fatto notare che la sicurezza mi aveva consentito l’accesso con lo zaino).
Sono venuti almeno in tre a ricordarmi che non era più consentito scattare foto, sempre in modo decisamente prepotente e insolente.
Io ovviamente ho continuato a scattare perché assolutamente nella ragione. Ad un certo punto, spazientito, ho detto al tizio, che per l’ennesima volta veniva a minacciarmi, che non scattavo foto, ma che utilizzavo il 70-200 come cannocchiale per vedere meglio il palco. All’ultimo, poco prima della fine del concerto, ho mandato a quel paese la gentile signora che da 4 metri mi ha gridato “basta” con un movimento repentino della mani e lo sguardo truce. Prima di uscire ho tolto la schedina dalla macchina fotografica, per sicurezza. Ma nonostante l’opera di disturbo mi sono goduto il concerto e ho trovato nove foto interessanti. Alla prossima Lindsey.







