Ci sono esplorazioni che iniziano con uno stato di ansia decisamente alto. Magari per le voci che ti sono arrivate (quasi sempre da decifrare e verificare) oppure per l’ambientazione esterna. Villa Rainbow, che viene definita così per i colori delle vetrate della veranda, fa parte di questa categoria di esplorazioni e ha portato nelle nostre ossa un carico di tensioni decisamente alto. Perché ci avevano parlato di allarme attivo (quando un luogo è abbandonato la prima cosa che viene a mancare è la corrente elettrica) e anche per via di una posizione molto centrale e in vista.
E poi Villa Rainbow è davvero meravigliosa, da lasciare senza parole: la veranda colorata, il salone con il parquet, le bellissime stanze da letto, la scalinata luminosa; è un campionario perfetto della perfetta villa urbex. Non mancano infatti le fotografie in bianco e nero, il pianoforte, i quadri, la poltrona colorata, il vecchio giornale, il vaso di fiori, la giacca appesa al muro, la macchina da cucire (ma non è singer) e, ciliegina sulla torta, non manca nemmeno la stanza bruciata. Servirebbe anche una carrozzina di inizio secolo scorso: qualcuno può portarla?