Il cielo è plumbeo, quasi come le mie lacrime. Ho passato gli ultimi anni sapendo che questo momento sarebbe arrivato prima dell’immaginabile, eppure permane una sensazione enorme di incertezza. Di solitudine, di malinconia. Di tempo che scorre inarrestabile.
Non è il momento più brutto perché fa parte di un percorso e lo conosco quel percorso, perché mi rimangono i momenti, i baci sulla fronte di questi giorni, le mani che si stringono perché lo sai, certe piccole memorie che sono sempre presenti. Mi rimarranno tante cose di te, che sei parte di me, perché ci sono una serie di caratteri che porterò sempre come bagaglio genetico e di esperienze. Quante cose che ritornano alla memoria. Hai provato a insegnarmi tutto, tu che sapevi fare tutto, ci sei riuscito quasi niente perché quell’impronta genetica è anche tanto diversa. Ho scattato queste due foto dalla tua stanza di ospedale, senza pretese perché mi andava e voglio metterle qui. Mi hai dato tutto, ci siamo amati a modo nostro, ma in un modo bellissimo, e mi mancherai. Piango ancora un po’ … poi abbracci e silenzio. Ciao papà.
Un giorno sono andata ad un mercatino e mi sono fermata ad una bancarella che vendeva coltellini. L’uomo vedendo la mia macchina fotografica mi disse che anche suo figlio faceva fotografie e da allora ti seguo.
Un grosso abbraccio