Definire e descrivere la Chiesa Rosa non è un’impresa semplice. È chiamata rosa perché il sole che entra dalle vetrate, e arriva sulle pareti, crea giochi di luce molto particolari, riflessi rosa, ed evidenzia decorazioni e stucchi. Quando ci si posiziona perfettamente al centro della navata e si guarda verso l’altare la definizione di chiesa è quasi riduttiva: la somiglianza con un teatro è notevole, con le colonne e la scalinata interna. Non mi era mai capitato di vedere un presbiterio di questo tipo, l’abside è nascosto e sembra quasi di entrare in scena, sul palco. Ma il dettaglio più bello sono le due file di quattro colonne con capitello, di cui le due laterali solo parziali, che insieme alla scalinata dividono la navata centrale e delimitano il transetto con una soluzione architettonica che non ho mai trovato in nessun’altra chiesa (almeno abbandonata).
La Chiesa Rosa, il cui vero nome è San Giacomo del Bosco, fu edificata a partire dal 1680, ha una storia importante ed è ancora consacrata. Negli ultimi anni si è cercato un difficile recupero, la chiesa è chiusa e in condizioni complicate a causa di lesioni strutturali e copiose infiltrazioni di pioggia che hanno permesso all’umidità in risalita di danneggiare progressivamente materiali e superfici. Nel 2016 si è concluso un primo lotto di lavori per il rifacimento del tetto e la messa in sicurezza, con il finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana e di Banca San Paolo. Purtroppo negli ultimi anni, nonostante i numerosi appelli, a causa dell’atavica mancanza di fondi la situazione è andata peggiorando e senza interventi urgenti la Chiesa Rosa è destinata a rimanere in condizioni precarie, abbandonata e chiusa.