Siamo arrivati al Castello di B. in un mattina di tardo autunno. L’aria era fredda in anticipo rispetto all’inverno, la nebbia quasi nascondeva la strada. L’entrata è molto stretta e complicata, ma la nebbia e la rarefazione dell’alba ci hanno permesso di rimanere nascosti. Il Castello è antico, anzi, antichissimo, ma dimenticato da tempo. Nel corso dei secoli ha subito modifiche architettoniche importanti che ne hanno trasformato la struttura originale: si tratta di una massiccia costruzione quadrilatera, che aveva probabilmente ai suoi angoli quattro torri. Su alcuni resti di intonaco sono ancora visibili tracce di una decorazione pittorica in stile barocco, risalente con probabilità al XVII secolo.
Negli ultimi anni il castello era adibito ad abitazione privata, i ricordi sono tantissimi: libri, bambole, quadri, tantissimi quadri, lampade, poltrone, foto, un telefono a disco e anche il monitor di un iMac. Il tutto confuso e condiviso da un senso di disordine che sfugge alla comprensione e che lascia un senso di fastidio quasi tangibile a pensare a tanta bellezza, anche nei piccoli dettagli, che cade in rovina e viene abbandonata nell’indifferenza del mondo. La camera da letto è un piccolo capolavoro: molto grande, il soffitto decorato, i mobili antichi, le poltrone, i quadri meravigliosi, il passeggino e la bambola, la polvere e le ragnatele. Meravigliosa, un sogno nella sua memorabile decadenza.
Il Castello ha molti ingressi. Ora è in voga l’uno, e tutti passano di lì, ora l’altro, e il primo è disertato. Secondo quali regole avvengano questi cambiamenti non s’è ancora potuto scoprire.
– Franz Kafka