Villa Azzurra, il manicomio dei bambini di Grugliasco, è un luogo di sofferenza; il dolore trasuda dalle pareti, ma si possono solo immaginare le atrocità che si sono compiute fra queste mura.
La storia del manicomio Vittorio Emanuele III (questo il nome dell’intera struttura) è lunga è travagliata: venne costruito in epoca fascista, dopo la guerra fu utilizzato come ospedale, ricovero, campo di concentramento per ebrei e ospitò gli sfollati dell’alluvione del Polesine nel 1951 e 1952; tornò alla sua funzione originaria solo nel 1960 e riprese ad ospitare i piccoli malati. Da quel momento iniziò l’epoca più buia e terribile di Villa Azzurra: nel 1964 divenne vice direttore e medico responsabile della struttura il professor Giorgio Coda, psichiatra, meglio conosciuto come l’elettricista per via della sua propensione ad utilizzare l’elettroshock che lui definiva elettromassaggio. I piccoli ricoverati venivano legati ai letti, ai termosifoni, per giorni interi senza possibilità di muoversi e sottoposti a trattamenti atroci.
Il 2 dicembre 1977, alle 18.30, quattro uomini facenti parte dell’organizzazione armata di estrema sinistra Prima Linea penetrano nell’appartamento dove Coda fa visite private sito in via Casalis 39 nel quartiere “bene” di Cit Turin e, dopo averlo sottoposto a un breve processo e legato ad un termosifone, gli sparano alle spalle e alle gambe. Sul corpo esanime gli attaccano un cartello con su scritto: “Le vittime del proletariato non perdonano i loro torturatori“.
La vita è fatta di alti e bassi, di sbalzi, di passi falsi, di sbagli e colpi che incassi.
– Emis Killa