Sarebbe più semplicemente La Scala Rossa (ma anche Villa Keiko, il vero nome), una sorta di Red Carpet del mondo urbex. E devo ammettere che non ho capito il concetto di infami, ci dev’essere qualche faida nascosta; ma il suono mi attirava, era melodioso e poi l’ho sempre definita così, era giusto conservare il titolo.
Chiaramente non è finita perché ci sono ancora due piani e la musica non cambia; in tema di musica, nel piano ammezzato trova spazio un pianoforte ormai distrutto dai stralci di soffitto che stanno cadendo sul pavimento. Al secondo e terzo piano si trovano le stanze, lo studio, le camere da letto (ho perso il conto) e sinceramente spero di essere riuscito a raccontare la bellezza attraverso le immagini, perché con le parole è troppo difficile, per me impossibile. Tutto in questa villa è concepito nel lusso e nell’eleganza, non manca davvero nulla: e questo aumenta la sensazione di tristezza e di malinconia. Non ci sono spiegazioni, non ci sono motivazioni comprensibili. Rimangono solo le tantissime bambole, in attesa, nella speranza che un giorno fra queste pareti si possa tornare ad ascoltare risate e vita.
Voglio investire in questa villa un milione euro per mettere a posto!
->Simone: Sono pessimista, non credo bastino.
Meravigliosa.
Devo andarci oggi, spero di riuscire ad entrare