La casa dei francobolli (oppure del filatelista) è una di quelle tragedie (perdonatemi il termine esagerato) che si consumano nel mondo urbex. Mi avevano avvisato e sapevo che avrei trovato una situazione completamente diversa dalle foto di chi mi aveva preceduto. Ma nonostante tutto sono rimasto esterrefatto e senza parole: la stragrande maggioranza dei mobili era stata spostata, i quadri in posizione completamente diversa, libri buttati alla rinfusa e, soprattutto, erano sparite le famose vaschette di plastica con i francobolli e quelli ritenuti di poco valore erano sparsi ovunque come fossero coriandoli, alcuni portati dal vento addirittura nel giardino e sul sentiero che conduce alla casa. La parte centrale della villa è crollata e per salire al piano superiore mi sono dovuto letteralmente arrampicare sulle macerie; questa difficoltà però ha fatto si che la stanza da letto fosse praticamente perfetta e bellissima: quasi romantica, con i quadri in bianco e nero dei bambini, nella sua delicatezza. Sono andato via con un senso di malcelata tristezza: distruggere in questo modo non ha davvero nessun senso.
La filatelia stabilì i parametri di qualsiasi collezione, anzi dei due tipi possibili di collezione: quella individuale e quella sistematica. La prima consiste nel raccogliere un po’ quel che si vuole, e se manca un pezzo pazienza. Tipico esempio le opere d’arte: sono talmente tante, non puoi possedere, che so, “tutti” i futuristi. La seconda – che riguarda solo francobolli e monete – è quella dove puoi in teoria avere tutto, e di conseguenza quella dove ci sarà sempre la famosa casella vuota che non ti lascia dormire di notte.
– Alberto Bolaffi