Aspettavo da tempo l’occasione di salire a Narbona: per gli appassionati di urbex e montagna è una specie di Santo Graal delle avventure. Si arriva a Narbona dopo circa un’ora di cammino sul sentiero definito Posa dei morti perché su questa strada gli abitanti del paese portavano i proprio cari defunti a valle (immagino non senza fatica). La storia di questo piccolo borgo fantasma è molto conosciuta e triste ma, per certi versi, affascinante.
Sinceramente sono rimasto molto deluso dalla situazione in cui versano i ruderi di Narbona: non rimane praticamente niente in piedi, le ortiche hanno conquistato le strada (e mi hanno devastato le gambe) e avventurarsi fra le macerie è davvero rischioso. Ho girato quasi due ore fra le case sorvolando le pietre e cercando di non suicidarmi, ma ho trovato molto poco di quello che la storia racconta e tramanda. Peccato, ma il tempo e la natura vincono su tutto. All’inizio del paese però si può ancora ammirare un piccolo gioiello: la chiesa della Madonna della Neve, restaurata da qualche volontario di recente. Ma ci devo (e voglio) dedicare un capitolo a parte del mio libro. Stay tuned dicono gli inglesi.
Il fascino di questi luoghi è, secondo me, proprio nel modo in cui la natura prende il sopravvento su quello che l’uomo ha costruito, un po’ come quelle navi affondate in cui la vita marina ha ricostruito il proprio rifugio.