In realtà sarebbe meglio scrivere dove c’era il plastico. Perché in questa struttura, molto moderna e particolare, il piano superiore era interamente dedicato ad un meraviglioso ed enorme plastico di trenini elettrici. Ho deciso volutamente di non salire la scala a chiocciola che porta di sopra. In realtà anche perché è stata l’esplorazione più casuale della mia vita: mi trovavo di passaggio per motivi personali, con un abbigliamento non certo adatto alla fotografia di luoghi abbandonati. Ma l’occasione fa l’uomo fotografo e ho deciso comunque di cimentarmi nella nobile arte dell’urbex: avevo con me il treppiede leggero, la testa a sfera (che odio) e il grandangolo. Devo comunque ammettere che questa villa mi ha stupido per l’arditezza della costruzione: enormi vetrate, spazi ristretti ma probabilmente modulabili, un’idea decisamente moderna e futuristica (anche troppo) di abitazione. Ho deciso di iniziare con la prima foto che ho scattato, la camera da letto, perché mi lascia un senso di pulizia (?) e linearità incredibili. Purtroppo non ho trovato nemmeno il celebre Robot Emiglio: sarebbe stata una chicca notevole, d’altronde lo sanno tutti che Emiglio è Meglio.
Ciao! Ti ho trovato per caso perché mi sono intrippata con la storia di questa villa.. quindi ora in pratica il plastico non c’è più ma tutto il resto è rimasto com’era?