La Villa dell’Antiquario

POSTED ON 26 Feb 2022 IN Reportage

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Bruno Vangelisti è stato un celebre antiquario, uno degli uomini più conosciuti di Lucca nella seconda metà del secolo scorso. Nato nel 1920 animò la scena culturale lucchese e per anni fu protagonista indiscusso della vita cittadina. Nella centralissima Piazza dei Servi aprì la Galleria e Casa d’Aste che portava il suo nome, in quegli anni era il principale centro culturale e il cuore pulsante della vita artistica della città. Nel 1970 fu uno degli artefici dell’istituzione del celebre e storico mercato dell’antiquariato, ancora oggi uno dei più importanti d’Italia e che richiama tutti i mesi oltre 200 espositori. Morì a 83 anni, il 26 Aprile del 2003: l’indomani il Tirreno scrisse: “Uomo colto, estroverso e brillante“.

Molto di più, viene da dire. Avventuroso e poliedrico, sensibile e artisticamente geniale, fine conoscitore di musica, teatro, cinema e letteratura. Intimo amico di Luchino Visconti, Monicelli, Mino Maccari, Arrigo Benedetti, Magni e molti altri, seppe riunire attorno a sé i più grandi intellettuali dell’epoca instaurando con loro rapporti umani e professionali profondi e duraturi.

Nel 1963 Bruno Evangelisti, su consiglio dell’amico e giornalista Arrigo Benedetti, comprò casa in campagna, Al Francese. In quella casa visse 40 anni, sino alla morte, e oggi, quella casa, è lasciata all’incuria e all’abbandono. Lucca sta dimenticando Bruno Vangelisti, uno dei suoi figli più importanti. Nel 2020, in occasione del centenario della sua nascita, la Fondazione Banca del Monte aveva organizzato una mostra a lui dedicata e curata dalla figlia, Maria Flavia Vangelisti. Purtroppo la pandemia ha bloccato l’evento, ma adesso potrebbe essere il momento giusto per ripartire: e quale location migliore della villa nel quale ha vissuto?

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[…] nella sua splendida e affascinante villa nottoliniana “Al Francese” – che, a quanto dicono gli abitanti della zona, purtroppo giace ormai abbandonata a sé stessa, all’incuria e ai predoni – si tenevano dei veri e propri cenacoli. Era – secondo quanto raccontano i protagonisti dell’epoca – il regno dell’arte, dove tra una partita a biliardo e l’altra, sorseggiando whisky avvolti nel fumo delle sigarette, si ascoltava musica classica e si parlava di cultura e attualità davanti a un grande caminetto.

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