Sono solo e mi avvicino, in religioso silenzio, a quella che nel secolo scorso era la Certosa della Motta Grossa. Qui una volta c’era un importante convento di clausura. Nel 1903 a seguito di leggi che soppressero le case monastiche, la comunità certosina femminile di Bastide Sainte Pierre a Montauban nella Garonna in Francia, dovette abbandonare il proprio convento trovando rifugio in Italia, presso un antico castello di Riva di Pinerolo chiamato Motta Trucchetti.
La struttura monastica è composta da un enorme edificio eretto su due livelli, al centro si trova la Chiesa del quale ormai non rimane più nulla: anche il bellissimo crocifisso ligneo è sparito. Al piano superiore un lunghissimo corridoio porta alle celle dove vivevano le sorelle. Le monache rimasero nel convento sino al 1998 anno in cui si trasferirono alla certosa di Vedana lasciando il complesso monastico all’Istituto diocesano per il sostentamento clero di Torino. Da quel giorno la Motta Grossa è in stato di completo abbandono, preda dei vandali che hanno distrutto tutto il possibile. Oggi è un luogo vuoto e spettrale, svetta tra la fitta vegetazione che quasi ne impedisce l’accesso; il cancello arrugginito è rimasto come ultima, ma inutile protezione.
La regola di clausura (dal latino claudere, “chiudere”) è la regola che disciplina l’ingresso e l’uscita per alcuni ordini religiosi. Per gli uomini la clausura è passiva, ossia non consente l’ingresso delle donne. Per le donne, invece, è attiva e passiva, vale a dire che è proibito sia l’ingresso in monastero degli esterni, sia l’uscita delle monache. Tuttavia il vescovo diocesano può, in caso di necessità, permettere che le monache escano dalla clausura per il tempo strettamente necessario. Nel linguaggio ecclesiastico, il termine clausura indica, materialmente, uno spazio chiuso per il ritiro religioso, e formalmente, le regole sull’entrata ed uscita dei religiosi e dei visitatori.
Nella vita, come nell’arte, è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio.
– Ludwig Wittgenstein
Ma scusa come si fa a abbandonare un monastero cosi bello, e un grande sacrilegio, poi e stato profanato da gente senza cervello, prego di cuore che sia chiuso il accesso per impedire che facciano altri danni
->Lacrimioara: Purtroppo è una domanda al quale non so rispondere. Einstein diceva che due cose sono infinite: l’universo e l’idiozia umana, ma sulla prima nutriva qualche perplessità. Il luogo è ancora aperto e si entra facilmente, è utilizzato saltuariamente come rimessa da un’azienda agricola del luogo, ma le persone continuano ad entrare. Purtroppo non è rimasto molto da deturpare. :-(
Non comprendo una cosa, le foto sono del 2021? quando sei stato l’ultima volta? Lo hanno in parte restaurato? Google maps mostra foto di un luogo rimesso a nuovo (che non mi ricorda il Monastero però).
Ci sono andato più volte a fare foto, prima del tuo reportage, e mi rattrista vedere dalle tue foto che … pare proprio abbiano dato il largo agli Stro**i e ai Mentecatti!
Quando andai era già ridotto male, ma non devastato! E’ avvilente.
Avvilente vedere la mancanza di rispetto da parte della gente, ma ancora più avvilente vedere che la chiesa con tutto il denaro di cui dispone, se ne possa fottere letteralmente dei suoi possedimenti, e nella mia vita ne ho visto anche di più belli, e quai irrecuperabili. Tra l’altro in parte il moastero ingloba un castello più antico, triste che il comune non faccia nulla.
Mi piace fare Urbex ma quando vedo certe cose mi si accapona la pelle, per questo quando vado in esplorazione mantengo il pieno riserbo, e cerco di non fotografare eterni o parti che possano ricondurra in qualche modo alla location, bhè in questo caso purtroppo lo conoscono già tutti da anni.
Che tristezza che vomito.