Ci sono luoghi abbandonati che lo sono da talmente tanto tempo che ormai fanno parte del paesaggio. Diventa una caratteristica e gli abitanti della zona si dimenticano dell’esistenza, come se fosse naturale: perché quando sono nati quella struttura era già in decadenza, già inutilizzata, e diventa fisiologica la presenza. Eppure lo Zuccherificio di Spinetta Marengo non è proprio invisibile, anzi: occupa un’area dismessa di più di 82.000 metri quadri. Dopo varie vicissitudini venne abbandonato al suo destino nel 1980 e la produzione (con tutti i macchinari) trasferita a Casei Gerola. Oggi è rimasto quasi nulla, i muri, le rovine: l’unica parte interessante è il secondo piano dove si trovava quello che probabilmente era una specie di laboratorio e dove sono ancora presenti i piani di lavoro ciascuno dotato del proprio lavello: almeno quello che ne rimane. Da oltre 40 anni si parla di recupero, nel 2006 era entrato a far parte di un progetto interessante di riqualificazione e l’area dello zuccherificio si sarebbe dovuta trasformare in un centro commerciale ad opera di Coop7 ed Esselunga.
Il destino dello Zuccherificio purtroppo è segnato: rimane un enorme ricordo di architettura industriale del secolo scorso, un pezzo di storia del nostro paese destinato con il tempo a crollare su se stesso.
Come spesso dico l’esplorazione urbana non è solo andarsene a spasso per villette residenziali a fotografare divani polverosi e quadri di vecchi antenati. Esplorazione urbana è anche denuncia, consapevolezza, obbligo morale e sociale. E’ alzare la voce, affinché quando l’onda emotiva di uno scandalo si esaurisce non vada dimenticato nulla. (Federica Previtali)