Nell’ultimo periodo il mio modo di intendere la fotografia è decisamente cambiato. Rivoluzione è una parola che si adatta bene a questa fase. Sono passato da quello che adesso definisco pitturare con la luce, a raccontare. Sono stato fulminato sulla via di Damasco dalle parole di Gianni Berengo Gardin: “il vero DNA della fotografia è la documentazione“. In rete mi capita di vedere di continuo bellissime foto di paesaggi incredibili, autentiche esplosioni di luci e di colori: tramonti, albe, cieli azzurrissimi e nuvole cariche di emozioni. E nonostante la quantità industriale di like e commenti positivi non mi entusiasmano: perché sono dipinti costruiti ad arte per imitare quello che i pittori disegnavano nei secoli scorsi. E’ cambiato il mezzo per dipingere, forse è diventato più semplice, ma il risultato non è cambiato molto. Descrivere e raccontare il mondo di oggi, il reportage, la documentazione: questa è il vero scopo della fotografia. Se voglio dipingere prendo un pennello, i colori, una tela e lascio correre la fantasia. E mi immagino il tramonto più bello di sempre sul Monviso, e disegno i riflessi di Rocca La Meja sull’omonimo lago; che se devo costruirlo con Photoshop, i tempi lunghi e con i filtri non cambia molto. Io non sono contrario al fotoritocco, la fotografia è arte, è la personale visione del fotografo tra realtà e fantasia; e al risultato finale, se non trascende la tangibilità del momento, si può arrivare con ogni mezzo. Perchè nemmeno il file raw grezzo è la realtà, ma è una realtà mediata dal fotografo, dal sensore e dall’obbiettivo. Chi vuole diventare pittore/artista con il sensore della propria macchina fotografica e con il fotoritocco è liberissimo di farlo: per un minuto, un giorno, per una vita intera, e certamente lo farò anche io, perché no? La parola fotografia però deriva dal greco e significa scrivere con luce, non dipingere con la luce (fotocromia). Credo che oggi più che mai la vera identità della fotografia sia il reportage: l’impronta dell’uomo sul pianeta. Ed è quello che lasceremo ai posteri, perchè di panorami mozzafiato finti ne abbiamo già per i prossimi 4000 anni, ma la storia come la cattura la nostra macchina fotografica non la può raccontare nessuno. E nessuno riuscirà a togliermelo dalla testa.
“Io non sono un artista. Non ci tengo assolutamente a passare per artista. Oggi i giovani fanno le cosiddette fotografia d’arte che a me non interessano perché copiano quello che hanno fatto i pittori con 50-100 anni di ritardo. A me interessa la foto di documentazione perché il vero DNA della fotografia è la documentazione. (Gianni Berengo Gardin)”