Lunedì 23 maggio l’Accademia Teatrale Giovanni Toselli e la scuola di teatro di Cuneo hanno messo in scena l’immortale capolavoro di Victor Hugo: I miserabili. Ed il sottoscritto è stato invitato a fotografare lo spettacolo. E’ sempre interessante visitare il dietro le quinte di un evento teatrale: il trucco, gli ultimi preparativi, la tensione, il ripasso finale delle battute, l’incitamento prima di salire sul palco, la concentrazione. Ogni attore vive a modo suo l’attesa e riuscire a capire lo stato d’animo di ognuno di loro permette di comprendere al meglio le emozioni che si scatenano durante la recitazione. Lo spettacolo è stato molto bello, nonostante fossi impegnato a scattare mi sono scoperto a seguire le vicende del forzato Jean Valjean e a ridere per le buffe espressioni dell’ispettore Javert (che mi ha ricordato un po’ Zenigata). Il momento clou è stato l’inizio dello spettacolo: mi sono posizionato nel corridoio centrale in attesa che gli attori salissero sul palco. Ma sorpresa delle sorprese (nessuno aveva pensato di avvisarmi) gli attori sono arrivati alle mie spalle e a luci incredibilmente accese: per evitare di intralciare mi sono fatto piccolo piccolo con il mio zaino grande grande e con il 70-200 montato in macchina. Penso che tutto il pubblico mi abbia guardato con aria di disapprovazione e disappunto. Poco male, sono un fotografo: disappunto e disapprovazione sono il mio pane quotidiano. Ho scattato circa 400 foto sempre a tuttaapertura come piace a me. E queste sono le 17 che preferisco e che rappresentano un po’ tutto quanto messo in scena dalla regista Claudia Giordanengo, che ha rielaborato l’opera di Victor Hugo in modo magistrale. Aggiungo i miei personalissimi complimenti a Luigi Cando (Jean Valjean), ad Angelo Marasco (Javert) e a Giorgia Fantino (Cosette): davvero bravissimi.
Se un gruppo di “mendicanti” decide di raccontare una storia senz’altro la vicenda è interessante, se poi una storia simile è già stata scritta da un genio della letteratura qual è Victor Hugo il fatto può diventare curioso e intrigante.
La parabola di Jean Valjean, il buon forzato vittima di una società crudele con i deboli e vile con i potenti, il suo incontro con ogni tipo di umanità, ci permettono di usare anche la tecnica del gioco, di lavorare, come scuola di teatro, sui caratteri, passando dalla lievità poetica alla narrazione più cupa.