La diga del Vajont è uno di quei luoghi che restano impressi nella memoria. Lei è li, alta, splendida, un capolavoro di tecnica. Ha assistito, suo malgrado, a una delle tragedie più grandi degli ultimi 50 anni. Quando la osservi rimani come di sasso: non è bella, è solo grande, gigantesca. E’ un simbolo e come tale fa riflettere, fa pensare: simboleggia l’avidità, l’avidità di denaro. Il denaro sopra ogni cosa, superiore al pericolo, più forte della paura. E si spera che questo monumento incolpevole rimanga ancora tanti anni al suo posto, per ricordare. La si definisce tragedia del Vajont, ma il Vajont è l’unico non colpevole. Ci sono passato un paio di settimane fa, volevo vederla, volevo rendermi conto della maestosità. A distanza di quasi 44 anni fa ancora paura: è diventata quasi un’attrazione turistica, ma i turisti rimangono in silenzio, sono tristi. Sono poche le cose che il tempo non cancella: il dolore di questa valle è una di queste.
Prima il fragore dell’onda
Poi il silenzio della morte
Mai l’oblio della memoria
Mio padre era sotto servizio militare a pochi km dal disastro… I suoi racconti erano pieni di tristezza e tragedia… :-( :-(
già solo le foto fanno venire i brividi…
fa veramente impressione solo a guardarla
una volta ho cercato di coltivare del muschio preso sulla diga, è morto pure quello.
se vuoi ho un favoloso dvd di Marco Paolini, il comico-critico. Grandissima interpretazione.
Se vuoi ti posso fare una copia…
descrive molto bene la tragedia… veramente un dvd travolgente.
sai dove trovarmi.
ciao
Una volta l’ho vista per caso mentre viaggiavo in Aereo (sono abbastanza sicuro che fosse quella), e mi si è accapponata la pelle, ovviamente sapendo cosa è successo e vedendola cosi angusta e stretta, impressionante anche dall’alto.
->Luca: si, il DVD non mi dispiacerebbe affatto. Se vieni in Romagna…
->Simone: e la cosa incredibile è che lei (la diga) ha retto alla grande.