In questa esplorazione solitaria (si, mi capita anche di viaggiare da solo) ho provato un senso di rabbia e di vuoto. La Villa del Cattolico è un piccolo scrigno immobile, una capsula del tempo: in questa villa le stanze sono perfette, ci sono i ricordi di una vita e tutto sembra essere rimasto come l’ultimo giorno. Eppure manca qualcosa, manca una bandiera italiana. Nella stanza con il quadro, sulla poltrona d’angolo, era appoggiato un tricolore sgualcito, con i colori un po’ appassiti; ma quando sono arrivato io (e non era passato molto tempo) quella bandiera era sparita, portata via da qualcuno. È la sensazione è di fastidio, come nella Villa del Levriero sparito, ma perché?
Un’altra curiosità che mi piace ricordare di questa esplorazione sono le modalità di accesso, perché sono state un po’ laboriose. Non troppo distante dalla Villa c’è il bar del paese e il paese è davvero piccolo: uno straniero, con zaino vistoso, non passa inosservato; e infatti gli astanti mi guardavano incuriositi. Ho simulato un certo interesse per il parco cittadino, bruttino a dire il vero, ma comunque i clienti del bar (era il 15 agosto) non avevano nessuna intenzione di entrare all’interno, maledetti fumatori, l’aria condizionata da queste parti non dev’essere ancora arrivata. Dopo una ventina di minuti la zona si è liberata e sono riuscito a passare inosservato, mi sono avvicinato all’entrata della villa (è tutto spalancato), ma quando ero pronto ad infilarmi nel giardino, da una via laterale spunta un trattore (è zona bucolica). Fischiettando sono andato dritto e ho superato la casa guardando con la coda dell’occhio il contadino con il suo mezzo pesante. Quando è partito nella direzione opposta ho fatto rapidamente marcia indietro e sono entrato furtivo nel giardino. Quando si esplora in solitudine si riesce a passare inosservati, a dare meno nell’occhio (nessuno ti nota), ma il rovescio della medaglia è un maggiore stato d’ansia. I rumori sono più fastidiosi.