Aldo Rossi è stato un architetto e teorico dell’architettura italiano. È stato il primo italiano a vincere, nel 1990, il Premio Pritzker (praticamente il nobel dell’architettura), seguito otto anni dopo da Renzo Piano. Nel 1971 vince il concorso di progettazione per l’ampliamento del cimitero San Cataldo a Modena, è la sua prima creazione importante che gli donerà fama internazionale. Lo studio, realizzato in collaborazione con Gianni Braghieri e denominato L’azzurro del cielo, prevedeva uno stile razionalista-metafisico con linee essenziali e pulite. Il progetto venne modificato nel 1976 e inaugurato nel 1987, ma a distanza di 53 anni non è ancora terminato (e credo non lo sarà mai).
Il cimitero nuovo è dominato, al centro del cortile, da un alto edificio di forma cubica (molto simile al Palazzo della Civiltà Italiana del quartiere EUR di Roma) in calcestruzzo colorato in rosso, che rappresenta la casa dei morti in contrapposizione alla casa dei vivi. E’ completamente cavo all’interno ed è contraddistinto da sette linee orizzontali di finestre quadrate di due metri per lato disposte in nove colonne verticali (totale 63 finestre per ogni facciata). Quando sono arrivato nei pressi del cubo di Aldo Rossi (passando dalla strada sbagliata) sono rimasto impietrito. È una costruzione moderna, essenziale, che non ha un’estetica apprezzabile: ma lascia comunque senza fiato. Perché esce dagli schemi e ha un impatto devastante: per la posizione, per il colore, per la forma e per quello che lo circonda; è inaspettato, insolito, fragoroso. Sono rimasto quasi un’ora a fotografare: il silenzio della mattina e l’assenza quasi totale di essere umani hanno aggiunto un’aura importante al momento. Per chi, come me, ama le geometrie, la pulizia, le linee essenziali e moderne, il cimitero nuovo di Modena è uno spettacolo imperdibile.