A inizio luglio mi sono trovato al confine fra le province di Verona e Mantova. Era da poco passato mezzogiorno e il caldo infernale toglieva il respiro. Villa Curtoni Tretti -detta Cortalta- si trova qui, in questa alacre zona d’Italia che si dedica principalmente all’agricoltura intensiva, in piena pianura Padana. Intorno il silenzio, qualche azienda agricola e chilometri di campi coltivati. La Villa è circondata da un fosso, detto Rabbioso, ma si entra facilmente e varcando il cancello si arriva davanti a un’aia immensa: lo sguardo viene subito catturato dall’eccezionale sviluppo del fronte meridionale della villa, lungo ben 140 metri, sul quale si affacciano la casa padronale, al centro, e le due barchesse, ai lati, con due torrioni a chiusura.
Per entrare nella casa padronale è necessario superare il colonnato e varcare quello che rimane della soglia di ingresso: si capisce subito che la situazione strutturale del complesso è davvero drammatica e il rischio crollo imminente. Si entra in una stanza, che può sembrare un salotto, con un camino, due sedie scenografiche e un meraviglioso pupazzo della Pantera Rosa. Non è rimasto molto e pensare che qui, all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, vivevano circa 90 persone. Si passa in un ampio corridoio nel quale rimane solo una credenza con 3 uccelli impagliati, il soffitto è in parte crollato; poi ci sono le scale, si sale con cautela, ma il secondo piano è praticamente inagibile. Qualche foto rapida facendo attenzione a dove si mettono i piedi e poi di nuovo di sotto a salutare la Pantera Rosa, l’ultimo guardiano di questa meravigliosa Villa che ormai non c’è più.