Villa Esperia fa parte dell’ampio scenario abbandonato di una città che nel tempo ha perso la maggior parte della sua importanza. L’ennesimo centro termale italiano che vive una crisi della vocazione turistica ormai inarrestabile e che probabilmente è destinato all’oblio, a diventare una città dimenticata in preda ai fantasmi e ai nobili ricordi del passato. Con ogni probabilità Villa Esperia, prima dell’abbandono, era una moderna casa di cura per anziani: qui si veniva per le proprietà curative delle acque termali. L’interno è molto desolante dal punto di vista fotografico: una hall elegante e sfarzosa, con al centro un bellissimo divano, e la piccola reception sono le uniche foto interessanti, il resto è una serie di stanze moderne completamente vuote, perché Villa Esperia non ha chiuso i battenti ma si è trasferita fuori dal centro abitato, in un luogo più adatto e tranquillo.
Era vuoto.
Anzi no. Quasi vuoto.
C’erano un vecchio divano in stile liberty, posto al centro della sala, e una carrozzina, come quelle che usano i vecchi. Avverto una sensazione di abbandono e di angoscia. Una profonda solitudine. Quel salone era stato spogliato del suo passato.
Per questo era vuoto.
Anzi no. Quasi vuoto.
Qualcuno lo aveva liberato delle cose che non servivano più. Ma quel passato si manifestava a ogni angolo vuoto e l’assenza delle cose non faceva che richiamare quelle cose in vita rimettendole idealmente al loro posto… come fanno i vecchi con la loro ostinata memoria.
Erano rimasti un divano e una carrozzina. Forse era tutto quello che serviva.
Perché sono qui?
So che c’è qualcuno con me… sento la sua presenza, ma non so chi sia.
So che mi ha portato qui per lasciarmi.
– Alberto Lovisolo