Fotografare il ciclismo e una delle attività più assurde nel quale un fotografo possa imbattersi. Certo, puoi rischiare vita e attrezzatura al seguito degli atleti seduto ‘comodamente’ sul sedile posteriore di una moto oppure, come il sottoscritto, puoi piazzarti a bordo strada e aspettare il passaggio degli atleti. Bisogna arrivare sul posto decisamente prima (gli orari di passaggio non sono quasi mai rispettati) e munirsi di pazienza. Trovare una posizione ottimale. Poi iniziano a passare le moto e le ammiraglie: ecco il momento è giunto. Hai tempo pochissimi secondi per riuscire a trovare almeno una foto decente. Se la strada è in salita il tempo a disposizione aumenta leggermente, ma poca roba: la speranza è trovare il gruppo sgranato. Se invece si tratta di un tratto (scusate il gioco di parole) pianeggiante il gruppo è quasi sempre compatto e la velocità intorno ai 50 km/h. Io ho aspettato l’arrivo dei ciclisti sull’unico punto in salita e ho avuto la fortuna di trovare due fuggitivi (l’italiano Failli e il belga Keiser), quindi il gruppo compatto. Ho scattato a raffica e sono riuscito a ‘portare a casa’ qualche foto decente (tutte, o quasi, uguali). Evviva il ciclismo, evviva il giro d’Italia.
Beh, un fotografo sportivo, di ciclismo non è una cosa assurda, certo ci va il manico, come tutti i fotografi di azione, sicuramente è molto più semplice fotografare soggetti statici e attirare attenzione con effetti photoshoppati………
No, Max, mi hai frainteso. Non è una cosa assurda fotografare il ciclismo e non è nemmeno troppo diverso da altri eventi sportivi. E’ assurdo aspettare 2/3 ore un passaggio che durerà pochi secondi per scattare qualche foto. Preferisco fotografare il calcio piuttosto, oppure l’atletica: i tempi morti sono più corti e puoi scegliere quando arrivare e quando andartene: finito il passaggio dei ciclisti ho dovuto aspettare 20 minuti prima che liberassero la strada.