
Villa Libarna, conosciuta anche come la villa degli otto comignoli (ma quel giorno ero senza drone), è un enorme palazzo abbandonato che si trova in Valle Scrivia. Non è certo una meta che vale un viaggio apposta, ma se si è in zona, una tappa ci sta. Tra rovine, ristrutturazioni mai finite e stranezze architettoniche, qualcosa da vedere e fotografare non manca.
Ci sono stato due volte. Alla prima mi sono infilato dentro per esplorare tra stanze spoglie e corridoi pieni di nulla e polvere. L’edificio porta i segni di un restyling moderno – di quelli che iniziano male e poi finiscono anche peggio – che ha tolto fascino all’originale senza riuscire a regalarne uno nuovo. Nonostante tutto, qualcosa colpisce: alcuni soffitti affrescati ancora ben visibili, realizzati dal pittore locale Clemente Salsa (1885-1979), scritte e graffiti sparsi ovunque, e soprattutto tre bagni che ti fanno dire: aspetta un attimo, cos’ho appena visto? In uno c’è perfino una stranissima vasca in marmo che sembra finita lì per sbaglio, un pugno in un occhio. E poi ci sono le ali, già le ali. Le chiamo così, ma in realtà si tratta un brutto graffito con due ali d’angelo: molti si mettono in posa per il classico selfie alato. No comment.
Alla seconda visita mi sono deciso a cercare meglio (grazie a un suggerimento dal basso). E per fortuna: al primo piano, ben nascosta (si scherza), c’è una piccola chiesa interna. Nella prima esplorazione me l’ero proprio persa (colpa della solita fretta). È in cattivo stato, ma fa ancora un certo effetto. Il soffitto, per quanto segnato dal tempo, è bello e decorato. L’atmosfera lì dentro è un po’ strana: sembra di essere in un luogo sacro, ma trascurato, come se fosse stato chiuso all’improvviso e lasciato lì a se stesso. Un mix tra solennità e decadenza, di sacro e profano, antico e moderno, che ti fa fermare in silenzio, giusto il tempo di respirare un’aria diversa.
Villa Libarna è così: un posto pieno di contrasti. Rovinata ma interessante, alterata ma ancora in parte affascinante. Non è il classico luogo da cartolina, è un vuotone, ma se ti piacciono i luoghi abbandonati, le storie lasciate a metà e gli ambienti fuori dal tempo, allora un giro vale la pena. Io ci sono tornato due volte, e non escludo una terza. Scherzavo, non ci sarà una terza.


























