Domenica scorsa, con il gruppo vacanze di MondovìPhoto, siamo scegli nelle viscere del Monferrato, alla scoperta dei celebri Infernot, nominati patrimonio dell’Unesco nel 2014. Non voglio soffermarsi sulla bellezza e sulla storia di queste straordinarie cantine del sottosuolo, d’altronde non sono una guida turistica (seguite il link), ma preferisco spiegare le difficoltà che si incontrano quando, oltre ad ammirare l’opera dei contadini del Monferrato, si cerca di fotografare al buio quasi totale. Meglio se in dieci in uno spazio di 20 metri quadrati avendo a disposizione solo qualche minuto. Ho scelto 9 foto scattate negli Infernot di Cella Monte, e per queste 9 foto sono riuscito ad utilizzare 4 obbiettivi diversi: 50, fish-eye, 24-70 e 16-35. Non male, lascio a voi capire quali foto, con quale mezzo. Tutte ovviamente scattate con il treppiede e lunghe esposizioni: la luminosità non è elevatissima, eufemismo, e quasi sempre è necessario arrivare a 10-15 secondi, talvolta anche oltre (sempre mantenendo gli ISO nel limite della decenza tecnica). Sarebbe bello poter dedicare ad ogni singolo Infernot più tempo e studiare qualcosa di più elaborato, giocando con luce ed ombra, ma sono foto di viaggio e il tempo è quasi sempre tiranno. Colgo l’occasione per ringraziare Domenico Rota, il nostro amico casalese (si dice così?), che è riuscito ad organizzare una due giorni unica e incredibile. GRAZIE.
Col termine piemontese infernòt si indica un locale sotterraneo costruito scavando a mano una particolare roccia arenaria, la pietra da cantoni, o in tufo e solitamente adibito a cantina o dispensa. Caratteristica comune a cantine e infernòt è l’assenza di luce e di aerazione diretta. L’infernòt si distingue tuttavia dalla cantina vera e propria, rispetto alla quale occupa in genere una posizione inferiore e svolge una funzione sussidiaria, concentrata sulla conservazione del vino imbottigliato.
Da qualche giorno mi capita di passare, poco dopo le 7 di sera, davanti alla AGC (Asahi Glass Company) di Cuneo. E rimango sempre affascinato dalla bellissima ciminiera (degustibus) bianca e rossa che domina la struttura. E finalmente ieri mi sono fermato per scattare qualche foto; conosco molto fotografi di natura, che si inerpicano in montagna alle 4 del mattino per cogliere la bellissima luce dell’alba sulle montagne del cuneese. Io invece ho una passione sfrenata per le foto industriali. Da sempre. E poi la notturna ha un fascino al quale non riesco a rimanere indifferente. Mi sono sistemato con il treppiede lungo la ferrovia dismessa che costeggia il fabbricato: una decina di scatti per capire quale fosse l’impostazione migliore (che poi è quasi sempre la prima). In realtà ho scoperto (almeno credo) che questa interessante ciminiera è un’aggiunta recente, infatti il 3 novembre 2017 è stato inaugurato il nuovo forno da 20 milioni di euro. Ecco scoperto perché prima non l’avessi mai notata.
Il sito produttivo AGC di Cuneo ha iniziato l’attività nel 1963, si sviluppa su oltre 360.000 m2 e impiega circa 220 dipendenti, cui si sommano le importanti risorse costituite dall’indotto (intorno ai 1.000 addetti). E’ uno dei più importanti plant integrati del Gruppo ed è strutturato in modo tale da soddisfare i bisogni del mercato italiano e di quelli d’oltremare. Una linea float che produce vetro piano in spessori da 3 a 25 millimetri ed è in grado di fornire un’ampia gamma prodotti, tra cui il rinomato “Planibel Linea Azzurra”. Quest’ultimo, realizzato esclusivamente nel sito cuneese, è un vetro float unico nel suo genere, di forte spessore, dall’aspetto lievemente azzurrato, riconosciuto per le sue inconfondibili caratteristiche di estrema lavorabilità. “Planibel Linea Azzurra”, a partire dalla nuova campagna di produzione, rinnoverà le proprie caratteristiche migliorandone la neutralità e le performance. Nel sito di Cuneo, inoltre, operano altre 4 linee di trasformazione ad alta tecnologia: una linea per vetri argentati (specchi), una per vetri satinati, un impianto per vetri stratificati di sicurezza ed un coater magnetronico, nel quale vengono realizzati in esclusiva i vetri a controllo solare SMART ed il vetro antiriflesso Clearsight, che è stato utilizzato per proteggere le tele del Botticelli presso il Museo degli Uffizi di Firenze.
Dopo tantissimo tempo sono riuscito a scattare una foto almeno decente il primo giorno dell’anno. Non ci riuscivo da non so quanti secoli: il motivo principale è sempre stato l’abuso di alcool durante il veglione di San Silvestro. Ma quest’anno ho dormito sino a mezzanotte (svegliato dai fuochi d’artificio) e il primo giorno del 2018 mi sono ritrovato in buone condizioni fisiche e psichiche. Ho deciso per una piccola escursione nella zona intorno a casa mia (che la benzina costa), poco prima del tramonto. Purtroppo non sono stato aiutato dalla fortuna, cielo poco interessante, ma ho comunque trovato una zona gradevole, Tetto Rabala, e ho sfruttato le ultime luci del giorno per riprendere uno scorcio uggioso e invernale. Ho scattato direttamente in monocromatico, con treppiede e tempo di 15 secondi, perché i colori della scena erano troppo spenti e poco attraenti. E la mia scelta è stata confermata in camera chiara.
Ho ricevuto qualche critica (meritata) per la foto decisamente ovvia e scontata dedicata alla Superluna. Quindi ho deciso di riprovarci contestualizzando. Ho scattato alle sette del mattino da un tetto della zona industriale di Mondovì: prima alla collina di Piazza utilizzando un tempo di 1/8 di secondo (quindi con esposimetro decisamente a sinistra) per lasciare in evidenza solo le luci ed esaltare la coreografia natalizia della Torre dei Bressani; poi mi sono voltato dall’altra parte per fotografare la luna utilizzando un tempo di scatto molto più veloce. Ho sommato le due foto utilizzando lo sfondo nero come denominatore comune ed ecco un risultato decisamente accattivante. E possibile definirlo anche fotomontaggio, ma è abbastanza credibile no?
La luce dei fari negli occhi
attraversa la mia fantasia
accarezzo un’immagine
con la voglia di viverti
e mi piace vederti così
mentre aspetti ogni giorno il mio viso
ma non prendermi mai sul serio
dammi solo il tuo desiderio
(Stop – Gianna Nannini)