Il fish-eye è un obbiettivo difficile. Si deve usare con parsimonia, molto raramente. Almeno questo è quello che dice il pensiero comune. Io invece sono talmente innamorato di questa lente che la uso (probabilmente) a sproposito. E’ diventata una lente di quelle ‘sempre con me’. Magari solo il 50 e il fish-eye. Perché con l’effetto occhio di pesce è possibile rendere interessanti delle situazioni che non lo sono. Questa foto è nuovamente scattata allo skatepark del Parco Dora. Era appena calato il sole ed ormai era giunta l’ora blu. Ho posizionato il cavalletto sulla passerella superiore (che domina la struttura) facendo in modo che il tubo zincato che funge da ringhiera fosse ben presente nell’inquadratura. E credo che ne sia uscita fuori una composizione interessante.
Ho scattato questa foto al Parco Dora a Torino, nella zona dello skatepark. Ho sfruttato la poca luce a disposizione (ormai il sole era tramontato da diversi minuti) per creare l’effetto tunnel. Come si ottiene? E’ molto semplice: si scatta con un tempo di esposizione lungo (in questo caso 13 secondi) e sfruttando l’appoggio del treppiede si muove la ghiera dello zoom dalla massima alla minima estensione (molto lentamente); sono passato da 15mm a 8mm e viceversa (ho usato il fish-eye 8-15). Si ottiene questo effetto, chiamato appunto tunnel, che crea una sensazione di velocità: in Guerre Stellari sarebbe l’inizio di un salto nell’iperspazio. Non sempre le foto riescono interessanti, qualche volta però il risultato può essere piacevole. Nel caso specifico si nota un’area più chiara centralmente: il fish-eye Canon è circolare a 8mm e crea un area nera intorno all’immagine; ho cercato di rimanere il meno possibile alla focale minima per evitare un eccesso di vignettatura che non sarebbe stato gradevole. E’ raro che l’effetto Tunnel produca immagini di qualità: ma con il soggetto giusto può diventare quello che comunemente viene definito come creativo.
Se state riprendendo un oggetto statico, potete aggiungere un po’ d’interesse usando lo zoom durante lo scatto ed utilizzando un tempo di posa abbastanza lungo (si può fare solo con uno zoom manuale, ovviamente). L’effetto finale sarà quello di un “tunnel” o più genericamente verrà dato un senso di movimento all’intera fotografia. Ovviamente occorre provare più volte prima di poter ottenere un risultato realmente interessante.
Lunedì scorso, dopo 11 giorni di tutto esaurito, si è conclusa la seconda edizione dell’Oktoberfest cuneese. E anche quest’anno ho partecipato con entusiasmo; mi sono presentato all’ingresso ben 4 volte e ho consumato una decina di litri di birra (mi sono comportato bene)(sono morigerato io). Nella giornata conclusiva erano previsti i fuochi d’artificio e quindi sono arrivato con il treppiedi (che ho lasciato in macchina per evitare i controlli all’ingresso). Purtroppo l’eccesso di birra e informazioni temporali sbagliate hanno fatto si che l’inizio delle esplosioni pirotecniche mi cogliesse con le gambe ancora sotto il tavolo. Nonostante una corsa affannosa per recuperare il cavalletto sono riuscito a scattare pochissime immagini; peccato, perché lo spettacolo è stato (a detta di chi ha potuto goderselo interamente) davvero bellissimo. Dopo i fuochi d’artificio, dato che ormai avevo il Manfrotto con me, ho provato a fotografare la ruota panoramica: qualcosa di interessante è uscito, forse troppo da prima lezione di lunga esposizione, ma non mi posso lamentare. W LA BIRRA!
Ieri sera, con il gruppo arditi di MondovìPhoto, abbiamo sconfinato in territorio francese (di una decina di metri circa) per fotografare la Via Lattea. Le condizioni avrebbero dovuto essere ottimali (niente luna, cielo sereno), ma purtroppo una noiosissima foschia ci ha creato non poche difficoltà. Il cielo è rimasto sereno per pochi minuti e non sono riuscito a fotografare come avrei voluto (ma non avevo nemmeno troppo interesse a dirla tutta). Ho quindi girato il mio sguardo a valle e ho trovato questa affascinante combinazione di nebbia, cielo stellato e luci. Le luci in queste occasioni non mancano mai, anzi, sembrano spuntare dal nulla e sono dure a morire. La sagoma in basso è una parte del rudere del Forte Centrale, costruito nel 1881 dal Regio Esercito: se passate da queste parti, al confine fra Italia e Francia, merita una visita.
Da tanto tempo mi ero riproposto di fotografare questa zona. E’ la mia zona, proprio dietro casa mia. E’ dove la sera vado andavo (ma tornerò)(maybe later) a correre, e mi piace perché è una zona decisamente tranquilla; io la definisco rilassante. E poi c’è questa visione della Bisalta, la montagna che sorveglia Beinette, che mi piace un sacco. Ieri sera avevo intuito le potenzialità del tramonto già da qualche ora; il mio difetto è di partire sempre un po’ troppo in anticipo e quindi ho dovuto aspettare un bel po’ di tempo prima di arrivare all’ora blu (prevista, ieri sera, per le 21.03). Ho colto l’occasione per scattare questa foto. Un po’ di cross-processing et voilà. Mi sembra apprezzabile. Arrivato a casa ho trovato, d’istinto, il proverbio del giorno e lo metto qui, a futura memoria.
L’occasione fa l’uomo fotografo.