
Tutte le volte che osservo questa foto rimango stranito. Perché è una foto assurda: non riesco a mettere a fuoco le qualità artistiche (se esistono) e non riesco ad afferrare profondità e dimensioni. E’ un lago (norvegese ovviamente) ripreso, con il polarizzatore, dalla riva. Dopo attenta analisi ho capito che la lettura fa effettuata dal basso verso l’alto, in cinque fasi: fondo del lago (il polarizzatore annulla, in parte, i riflessi), nuvole riflesse nel lago, montagna riflessa nel lago, montagna e nuvole. Il cielo purtroppo è poco dettagliato e decisamente lattiginoso (pecca tremenda in fotografia) ma il gioco di fasi alterne e la difficile lettura rendono questa immagine molto particolare; l’osservatore impiega qualche secondo a capirne la struttura pensando ad un qualche magheggio in post-produzione. Ma non c’è nessun trucco, la foto è praticamente come uscita dalla macchina.foto.

Questa è una foto costruita. Qualche purista dell’immagine storcerà la bocca e aggrotterà le sopracciglia ma io sono un estimatore delle foto costruite. Morale: avevo questo bellissimo panorama, forse un tantino noioso. Dopo 3 giorni di laghi, alberi, nuvole e nebbia sfido chiunque a non trovarlo noioso. Ma avevo anche una bellissima ed appariscente giacca rossa: ho sempre una giacca colorata che in fotografia la macchia di colore ha il suo bel perché. Da quelle parti passava la mia amica (bionda) Giulia e allora le ho proposto di farmi da modella. Le ho prestato la mia giacca colorata e le ho chiesto di guardare il lago con le spalle rivolte alla macchina.foto, la roccia sulla riva del lago era perfetta per lo scopo. L’immagine acquisisce più forza con un soggetto (meglio se colorato) in primo piano. Nel caso ho utilizzato un diaframma molto aperto (f/2.8) perché mi piaceva l’idea del panorama sfuocato. E’ un ritratto. Avrei potuto scrivere che non si trattata di una foto costruita, che Giulia ammirava il lago senza essersi accorta della mia presenza. Ma perché mentire quando la foto costruita rende onore e merito al fotografo? Poi, ovviamente, in post-produzione ho leggermente evidenziato il rosso della giacca. Leggermente. :)


Durante il #costaphotoblogtour ci sono stati ‘suggeriti’ alcuni argomenti fotografici da sviluppare. Ho cercato di mantenere a mente i temi mentre scattavo, ma non sempre sono riuscito a trovare il focus e a concentrare la mia attenzione sul progetto reale. Talvolta ho divagato (quasi sempre). In queste due immagini invece ho raggiunto l’obbiettivo; in realtà non è stato difficile: la Costa Luminosa era davvero imponente e riuscire ad escluderla dall’inquadratura sarebbe stata davvero un’impresa degna del miglior Houdini. Queste due foto sono state scattate ad Hellesylt, a poca distanza da Geiranger, nel fiordo più incredibile dell’intera Norvegia: il Storfjorden.


Granada è celebre per la sua famosa fortezza. E forse anche per una bellissima canzone di Claudio Villa (città del sole e dei fior). Eppure la prima immagine che ho della città dell’Andalusia è il suo mercato dell’artigianato: in pieno centro, dalla piazza principale della città, si snoda Calle Reyes Catolicos, una via strettissima (dalle mie parti sarebbe un caruggio) stracolma di manufatti (presunti tali) di qualsiasi foggia, forma e colore. Tessuti, borse, scarpe, zaini, vestiti, piccoli souvenirs, oggettistica: di tutto e di più. Sembra di essere nel cuore di Marrakesh. Fotografare è un’impresa perchè la via è davvero stretta e la luce fatica ad arrivare (iso 400, f/4 e 1/15 a mezzogiorno, in Agosto) e soprattutto per l’insistenza dei venditori (tipicamente africana) che appena vedono la macchina.foto provano a venderti, con una certa insistenza, i loro prodotti artigianali. Ho fatto un passaggio molto veloce, non ho comprato niente, ma se passate per Granada un giro è obbligatorio.