
Il passaggio delle candelore è accompagnato dalla musica. Tutte le candelore hanno un accompagnamento musicale dedicato (quelle che ho visto io), lo strumento per antonomasia è la tromba, la tromba suona ovunque: i gruppi musicali hanno uno stile e un ritmo diversi e l’atmosfera prende un tono allegro di contagiosa felicità. Quasi tutte le bande cittadine, che seguono le candelore, hanno nel loro organico un buon numero giovani, e giovanissimi, questo permette di comprendere il fascino che la festa di Sant’Agata esercita anche sui ragazzi. La stragrande maggioranza dei pezzi suonati è ballabile, piacevole, ma davvero non mi aspettavo di sentire nella colonna sonora delle Candelore, a febbraio, L’Estate sta finendo dei Righeira: e suonata con la tromba è semplicemente meravigliosa. Ho cantato.












Quando la candelora dei pescivendoli passa nel mercato del pesce, il suo luogo madre, le persone che assistono al passaggio e al ballo (i portatori girano la candelora a ritmo di musica) sono tantissime e riuscire a fotografare è un’impresa. Nel mercato del pesce c’è una specie di arco con un tunnel che collega -si fa per dire- la centrale piazza del Duomo con la zoma del mare. E molto largo, ma in quel momento sembra strettissimo e si fatica a respirare (il profumo di pesce non è proprio Chanel N.5). E quando mi sono trovato all’interno di questo passaggio mi ha incuriosito un ragazzo che, per cogliere un’immagine più interessante del momento, si è arrampicato sul palo (non proprio stabile) di una bancarella. E TAAC, sono riuscito anche io a trovare una foto interessante.

Quando si descrive la festa di Sant’Agata si deve obbligatoriamente parlare della tradizionale sfilata delle candelore, enormi ceri votivi rivestiti con decorazioni artigianali, puttini in legno dorato, santi e scene del martirio, fiori e bandiere. Le candelore anticipano il fercolo di Sant’Agata in processione, perché prima dell’arrivo dell’illuminazione elettrica avevano il compito di illuminare il passo ai partecipanti in notturna. Le candelore sono un numero variabile e storicamente rappresentano le arti (con alcune eccezioni): in passato erano arrivate ad essere addirittura 28, quest’anno erano 15 con la novità della Candelora dedicata a S.Agata dall’associazione Luigi Maina.
Le candelore sfilano sempre nello stesso ordine. Ad aprire la processione è il piccolo cero di monsignor Ventimiglia. Il primo grande cero rappresenta gli abitanti del quartiere di San Giuseppe La Rena e fu realizzato all’ inizio dell’Ottocento. E’ seguito da quello dei giardinieri e dei fiorai, in stile gotico-veneziano. Il terzo in ordine di uscita è quello dei pescivendoli, in stile tardo-barocco con fregi santi e piccoli pesci. Il suo passo inconfondibile ha fatto guadagnare alla candelora il soprannome di bersagliera. Il cero che segue è quello dei fruttivendoli, che invece ha passo elegante ed è dunque chiamato la signorina. Quello dei macellai è una torre a quattro ordini. La candelora dei pastai è un semplice candeliere settecentesco senza scenografie. La candelora dei pizzicagnoli e dei bettolieri è in stile liberty, quella dei panettieri è la più pesante di tutte, ornata con grandi angeli, e per la sua cadenza è chiamata la mamma. Chiude la processione la candelora del circolo cittadino di sant’Agata che fu introdotta dal cardinale Dusmet.
Questi imponenti ceri dal peso che oscilla fra i 400 ed i 900 chili, vengono portati a spalla, a seconda del peso, da un gruppo costituito da 4 a 12 uomini, che le fa avanzare con un’andatura caracollante molto caratteristica detta a ’nnacata. Quest’anno il giorno di Sant’Agata cadeva di lunedì e non sono riuscito ad assistere alla seconda parte dei festeggiamenti veri, con il passaggio da via Antonino Di Sangiuliano, uno dei momenti più caratteristici della sfilata per le difficoltà che incontrano i portatori lungo la ripidissima salita. Le foto sono di sabato 3 febbraio quando le candelore si presentano ai fedeli accompagnate dalla musica delle bande cittadine (ogni candelora ha il suo accompagnamento musicale). Volevo realizzare un reportage che mettesse al centro della storia i portatori e le loro espressioni: ho utilizzato quasi esclusivamente il 70/200 a f/2.8 per riuscire ad entrare dentro la scena nonostante l’enorme quantità di persone e per isolare i protagonisti della giornata dallo sfondo e dalla confusione. In totale sono 34 foto e credo riescano a rappresentare bene il giorno delle Candelore.





























Uno sparo di luce, una ventata di aria bianca, una sorpresa inaspettata. Le ‘Ntuppatedde mi sono arrivate incontro senza essere attese e mi hanno colto alla sprovvista: non sapevo della loro per(e)sistenza, ma per un colpo molto fortunato le ho viste arrivare -in esclusiva- nel silenzio e nel vuoto. Poi hanno iniziato a correre senza motivo, hanno varcato il confine del mercato del pesce e sono tornate dopo qualche minuto per ballare allegre e senza senso apparente nella confusione generale di piazza del Duomo.
Il diritto di ntuppatedda era, fino alla fine dell’Ottocento, la possibilità per le donne di qualsiasi condizione sociale, di andare liberamente in giro per la città, ammiccando e pretendendo doni e omaggi dagli uomini, durante i festeggiamenti agatini. In un tempo in cui la donna era totalmente assoggettata all’uomo, padre o marito che fosse, le ‘ntuppatedde andavano in giro comunque celate da un manto nero che lasciava scoperto un occhio soltanto.
La rinascita delle Ntuppatedde avviene nel 2013 quando la storica tradizione è stata ripresa, anche se in termini molto diversi e decisamente più moderni, dall’artista e performer Elena Rosa e le donne vestite di bianco, e con il viso coperto, sono tornate in città, danzando per le vie del centro di Catania con un fiore rosso in mano, simboleggiante la loro rinascita e la loro libertà.
Il termine ‘Ntuppatedde deriva dal siciliano tuppa che indica la membrana che chiude il guscio delle chiocciole, evocando l’idea di qualcosa che si nasconde, di celato e protetto alla vista di tutti.




















