Il Mausoleo Crespi si trova in cima ad una collina, nel paese di Nè, in provincia di Genova. Arrivarci non è per niente facile: si sale e si scende in mezzo ai rovi, si striscia, si scavalca. Se quando sei quasi arrivato ti accorgi di aver lasciato il treppiede in macchina la distanza da percorrere praticamente si raddoppia: ma è tutta attività fisica e bestemmie.
La storia del Mausoleo è avvolta dal mistero: non si trovano fonti affidabili in rete, solo qualche voce riportata. Gli abitanti della zona non ricordano, altri non conoscono nemmeno l’esistenza del Mausoleo. Fu costruito da Armando Giovanni Crespi, che faceva parte di una famiglia dei facoltosi cotonieri dell’epoca e azionisti del Corriere della Sera, nel 1912; la sua ascendenza era molto legata ai luoghi di culto. L’ultima inumazione avvenne nel 1965. Non sono riuscito a scoprire altro.
Il mausoleo è diviso in 2 parti: al piano superiore troviamo una piccola e meravigliosa cappella, mentre al piano inferiore le tombe della famiglia. Purtroppo negli anni i vandali, nonostante la posizione infelice, non hanno risparmiato le vetrate, le porte, l’altare e nemmeno le bare: sono stati portati via i busti, le vesti talari e diversi suppellettili. Un vero peccato perché il Mausoleo è un piccolo gioiello architettonico e un pezzo di storia molto importante del nostro paese.
» CONTINUA A LEGGERE «
Dopo 4 anni sono tornato al presepe vivente di Bagnasco. Questa volta in assoluta solitaria, una toccata e fuga degna del miglior Johann Sebastian: sono arrivato all’ingresso poco dopo le 20 e sono riuscito a terminare il giro fotografico del presepe circa 90 minuti dopo, ma prima dell’inizio della rappresentazione (non potevo farcela). Devo ammettere che fotografare, bene, il presepe di Bagnasco è una di quelle imprese possibili solo con ottiche decisamente luminose: non esiste illuminazione (all’epoca Alessandro Volta non era ancora nato), è tutto al buio più assoluto alla luce di candele e falò. Si potrebbe utilizzare il flash on camera, ma è chiaro che il rischio di rovinare l’atmosfera sarebbe molto elevato; per risolvere l’arcano ho sempre utilizzato 3200 ISO e aperture di focale non superiore a f/2. Non è un reportage in senso stretto, è più una raccolta disordinata di ritratti e ambientazioni; non ho avuto l’ispirazione per creare una storia vera e rigorosa, anche perché l’ordine degli attori è quasi casuale (e poco attinente alla storicità dell’evento). Spero si riesca ugualmente a percepire l’essenza della volontà e della passione che gli abitanti di Bagnasco dedicano al loro meraviglioso presepe.
» CONTINUA A LEGGERE «
Il santuario della Madonna delle Vigne è un edificio religioso molto particolare: è un esempio straordinario di barocco piemontese, fu realizzato da Antonio Bertola e Giovanni Battista Scapitta alla fine del 1600. Scapitta realizzò la cupola sul modello della chiesa di Santa Caterina di Casale Monferrato. Nella piccola abside si vede ancora oggi l’altare sovrastato da una nicchia che era occupata da una statua della Madonna. È diventato tristemente celebre con la definizione di spartito del Diavolo.
Si racconta che nel 1684 nel cimitero di Darola, nel Principato di Lucedio, alcune streghe organizzarono un Sabba, ossia un convegno notturno in cui, secondo le dicerie popolari, tra danze, orge e atti sacrileghi si celebravano riti di carattere demoniaco. Proprio in seguito a questo rituale apparve una presenza malvagia. Gli incantatori o le streghe presenti persero il controllo del demone che sfuggito prese possesso delle anime di alcuni monaci che risiedevano nella vicina abbazia. Questi posseduti dal maligno cominciarono a celebrare messe nere nella vicina chiesa della Madonna delle Vigne e iniziarono un periodo di soprusi verso le Novizie e i mendicanti del luogo.
Queste terribili azioni continuarono per ben 100 anni grazie all’isolamento dell’Abbazia. Quando però la voce degli atroci abusi si sparse, nel 1784, il Papa decise di mandare un esorcista da Roma affinché liberasse quei luoghi dalla presenza malefica. L’esorcista riuscì a sconfiggere il demone e a relegarlo in una delle cripte della chiesa. Poi mise degli abati mummificati a guardia del demonio, seduti in circolo su degli scranni. Il pontefice fece poi chiudere l’abbazia e sconsacrare la chiesa. Si racconta anche che venne composta una musica sacra, in grado di rafforzare il sigillo che imprigionava il demone. La musica in questione venne dipinta in un affresco presente nella sala della chiesa, rappresentate un organo con uno spartito. Questo spartito presenta però una stranezza: è bifronte. Può cioè essere suonato sia normalmente, leggendolo dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra, o al contrario, dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra. La leggenda dice che se viene suonato normalmente, la musica rafforzerà il sigillo che imprigiona il demone, ma se viene suonato al contrario il demone sarà liberato.
La chiesa della Madonna delle Vigne è un edificio a pianta ottagonale con un soffitto a cupola: l’ottagono ha un valore simbolico. In posizione orizzontale, il numero 8 (otto) simboleggia l’infinito. Per alcuni, il numero in questione simboleggia anche la transizione. Per il Cristianesimo, infatti, la morte non è la fine di tutto, ma è il passaggio ad una vita eterna. Inoltre, le chiese a pianta ottagonale, come quelle a pianta circolare, hanno una funzione contemplativa e meditativa, a differenza di quelle pianta basilicale, le quali sono luoghi di processione. Nonostante le pessime condizioni, gli interni hanno ancora pregevoli affreschi e stucchi, con raffigurazioni scultoree di cherubini.
Secondo le testimonianze la chiesa era ancora in funzione negli anni ’20 del secolo scorso e la statua della Madonna veniva portata in processione per la benedizione dei terreni e dei frutti. Nel 1926 il principe Carrega Bertolini di Lucedio morì. Nel testamento egli divise l’abbazia di Lucedio e quella di Montarolo tra i suoi due figli. Così iniziò il declino del santuario, la cui sconsacrazione sarebbe avvenuta intorno al 1967. L’edificio cadde nell’oblio. Nel 1999 l’archeologo Luigi Bavagnoli, fondatore del Gruppo Teses, si imbatté nell’edificio, vi entrò e trovò il presunto Spartito del diavolo. Il resto è storia attuale.
Il presepe vivente di Prea è una storia che si tramanda nel tempo: ormai siamo giunti alla 39esima edizione. È uno di quegli eventi che rimangono lì, una tradizione, a scandire il tempo per ricordare a tutti l’arrivo del Natale. Ero già stato qualche anno fa come semplice visitatore, sono tornato come fotografo. Ho scattato con due ottiche (grandangolo e normale), con il flash (in manuale off camera) e senza; ho fatto il giro in senso antiorario almeno tre volte, praticamente una mezza maratona fotografica. Ho salvato 38 immagini, ma ho deciso di pubblicare solo le migliori 17. Il presepe vivente di Prea è magia, è passione, cura dei dettagli, amore per il proprio paese. Ovviamente la foto copertina è dedicata alla Sacra Famiglia, non potevo scegliere diversamente. :-)
» CONTINUA A LEGGERE «