Ecco una banale/classica foto da cartolina di un luogo celebre/famoso. E’ il San Carlone, ad Arona, in provincia di Novara. E’ una gigantesca statua in rame e ferro progettata da Giovanni Battista Crespi (detto Il Cerano), alta 35 metri, dedicata a Carlo Borromeo. Non è, come si dice, una foto da copertina, ma mi piace l’idea di rendere onore ad un monumento incredibile e, forse, non troppo celebrato. La statua è visitabile e salire all’interno è un’esperienza da provare, ma rigorosamente riservata a chi non soffre di claustrofobia in quanto definire l’interno angusto è quasi eufemistico. Per rendere almeno interessante l’immagine del colosso di San Carlo Borromeo ho applicato un filtro ‘vintage’: un banale e mal riuscito tentativo per sembrare, in minima parte, originale.
San Carlo Borromeo nacque il 2 ottobre 1538 nella Rocca di Arona (in seguito parzialmente distrutta per ordine di Napoleone Bonaparte). Diventato vescovo e cardinale a ventidue anni, fu eletto nel 1565 arcivescovo di Milano e si prodigò nell’assistenza materiale e spirituale soprattutto in occasione di flagelli quali carestia e peste. Morì il 3 novembre 1584 (essendo spirato dopo il tramonto, secondo l’uso del tempo si considera il giorno 4), fu beatificato nel 1602 e canonizzato nel 1610, a soli 26 anni dalla morte.
L’Operahuset è forse l’edificio più importante di Oslo. In questo post però non voglio parlare di bellezza architettonica e nemmeno descrivere minuziosamente il balletto: voglio semplicemente spiegare il mio stato d’animo quando ho scattato queste foto. Provate a metterVi nei miei panni. Siete sul tetto di uno dei più moderni e conosciuti teatri dell’opera del mondo. Fa caldo, tutto intorno è un tripudio di modernità, di vetri e di specchi. Il panorama è incredibile e una quantità di turisti passeggiano ammirando l’eleganza e l’armonia dell’Opera House. Girate l’angolo e come se nulla fosse, come in una qualsiasi spiaggia, vi trovate di fronte diversi gruppi di persone che prendono il sole: alcuni in intimo, gli uomini in pantaloncini, i più organizzati con costume e telo mare. Giocano a carte. Io personalmente sono rimasto allibito. Ma la cosa più incredibile, sul momento, mi è sembrata la composizione della foto che dopo un centesimo di secondo mi è saltata in mente: una parete enorme di alluminio, un pavimento infinito di marmo bianco e, in questo fantastico spazio vuoto, un gruppo di persone sdraiate al sole. Un sogno, l’apoteosi della foto minimale. Non ho potuto far altro che abbassarmi al livello del pavimento, chiudere il diaframma a f/11, decentrare il soggetto principale e scattare.
Fra le tante foto che ho scattato al Vigeland Park questa è sicuramente la mia preferita e probabilmente la migliore. Mi piace essenzialmente per la composizione molto bilanciata: al primo sguardo si evidenziano subito due linee oblique che partono dall’obelisco e si dirigono verso i bordi della foto. Nella parte sinistra c’è Monica (con la sua ombra) che si allontana scendendo gli scalini, nella parte destra le statue che vengono incontro all’osservatore sino a sfuocare (ho scattato in priorità di diaframmi a f/2.8, atipico per una foto del genere ma volevo appunto lasciare il primo piano completamente fuori fuoco). E poi c’è l’attesa. Per riuscire a scattare questa foto ho dovuto aspettare diversi minuti (e non avevo molto tempo) sperando che un soggetto interessante scendesse in solitaria le scale; ho avuto fortuna perché Monica non guardava verso di me ed i suoi pantaloni rossi sono perfetti in questa foto composta da solo due colori: il grigio della pietra e l’azzurro del cielo. Good Job Samuele (cit. Massimo Bassano).
The Gherkin (il cetriolo)(vero nome 30 St Mary Axe) è uno dei palazzi più conosciuti al mondo: è stato progettato da Norman Foster (sempre lui) ed è stato inaugurato il 28 Aprile del 2004. Quando sono andato a Londra (Aprile 2007) volevo fotografarlo in modo diverso, non canonico: ho girato intorno ‘al cetriolo‘ per qualche minuto e all’incrocio con Bury Street ho avuto l’idea di scattare una foto dal basso verso l’alto includendo in contrapposizione l’edificio a fianco. Il cielo era perfettamente sereno (anche a Londra non riesco a trovare nuvole scenografiche) e questo mi ha permesso di creare una composizione pulita, quasi scientifica. Un altro posto in cui tornare.
Il Santuario di Vicoforte è una delle chiese più importanti del Piemonte e la sua ‘cupola a sezione ellittica è la più grande di tale forma al mondo’. E’ bellissima e molto teatrale. Per il sottoscritto rappresenta qualcosa di importante: qui sono venuto con la mia prima gita scolastica e parliamo di circa trent’anni fa. Ho scattato queste foto la settimana scorsa, dopo le recenti nevicate che hanno ‘flagellato‘ la zona: era un giornata limpida e le nuvole, scenografiche, mi hanno aiutato molto. Ho contrastato tantissimo, al solito, e saturato leggermente l’azzurro del cielo. Mi piace così.
Ho scattato questa foto quasi casualmente; ero sul traghetto che mi riportava a Manhattan, avevo ormai esaurito la vena artistica dedicata alla Statua della Libertà quando mi sono trovato in questa combinazione: Manhattan, Statua e Traghetto. Ho centralizzato il simbolo di New York e aggiunto in post-produzione un’effetto ‘tipo‘ fish-eye (non esasperato). Tutto qui. Mi sembra possa funzionare.
Title originally chosen by Maxime