Questa è una foto tremenda, brutta, ignobile, inguardabile (aggiungere epiteti a piacere). E’ una mia disgustosa elaborazione grafica di circa 11 anni fa. Questa foto è stata scattata in un freddo novembre parigino con la Canon EOS 20D e l’obbiettivo in dotazione (il sempreverde 18-55) alla celebre Piramide del museo Louvre. Voglio pubblicarla qui per non dimenticare, perché mi capita spesso di osservare e criticare elaborazioni fotografiche improponibili (quello sono) con la superbia di chi ha la verità in tasca. Ma anche io ho i miei scheletri nascosti e ho deciso di aprire questo polveroso armadio, non voglio celare nulla. E questa immagine rimarrà qui, come un testimone del tempo che passa (fortunatamente in questo caso). Il titolo è quello originale dell’epoca: ma ero un ragazzino inesperto, abbiate pietà almeno voi.
Fotografare il tempio di Segesta senza cadere nella banale foto cartolina non è un’impresa facile. E infatti non ci sono riuscito. Il tempio si trova su un piccolo promontorio nel mezzo del nulla più assoluto. Arrivando dal basso mi è sembrato come una nave pronta a salpare, una sorta di Arca di Noè in secca sul monte Ararat al termine del diluvio universale. E questa è stata la mia base di partenza, la mia suggestione, il tentativo di uscire fuori dallo schema classico. Ho avuto anche la fortuna di trovare un cielo quasi perfetto dal punto di vista fotografico e l’idea della nave in cielo è diventata quasi naturale. Ho cercato di isolare il tempio da qualsiasi elemento di disturbo, ho quindi escluso le montagne, gli alberi, le transenne, i turisti. Le foto sono rimaste abbastanza banali e stereotipate ma nella mia mente rimane la ricerca di qualcosa di diverso: la speranza è di riuscire a trasmettere il senso di ricerca anche all’osservatore esterno.