Domenica pomeriggio la Pattuglia Acrobatica Nazionale, meglio conosciuta come Frecce Tricolori, ha solcato i cieli della mia Imperia. E ovviamente non potevo mancare. Dopo aver pensato per diverso tempo quale fosse la posizione migliore per riprendere l’evento, ho scelto di piazzarmi sul molo lungo di Oneglia, dal faro Verde. L’idea era quella di fotografare in linea perfetta le frecce con il tricolore, l’Amerigo Vespucci (si, c’era anche lei) e il Parasio sullo sfondo. Purtroppo non avevo fatto i conti con la foschia dell’estate Imperiese e appena arrivato in cima al molo mi sono accorto che riuscire a tirare fuori qualcosa di buono sarebbe stato davvero complicato, più probabilmente impossibile. Aggiungo che le evoluzioni si sono svolte quasi completamente al largo del porto di Oneglia e le possibilità di riuscire a contestualizzare sulla città le acrobazie degli Aermacchi MB-339PAN dell’areonautica militare erano nulle dal molo lungo. Con il senno di poi forse avrei dovuto andare in mare aperto per riuscire a scattare qualcosa di veramente imperiese. Sono anche riuscito a sbagliare (in parte) il tempo di scatto: ho calcolato un limite troppo lento (1/1000) è la stragrande maggioranza delle foto ha un leggero micromosso che non avevo notato al momento dello scatto.
Prendere nota: le Frecce Tricolori devono essere fotograte a 1/1250 di secondo almeno e, se le condizioni di luce lo permettono, anche 1/2000 potrebbe essere una buona idea. Piuttosto è meglio alzare gli ISO, che il micromosso sugli aerei anche no.
Ho abitato ad Imperia per 35 anni e non ho mai superato un certo limite stradale che dopo Via Caramagna allunga in via Palmoriere; forse credevo che lì terminasse il mondo conosciuto, le mie personali colonne d’Ercole Imperiesi. In effetti la strada diventa sterrata per un tratto e muore a distanza di poche centinaia di metri. Ma al termine dello sterrato sorge una piccola e bellissima chiesetta risalente (come scritto sulla facciata) al 1858. È abbandonata a se stessa da tempo, eppure nasconde una bellezza decisamente particolare: è piccolissima, microscopica, salire al piano superiore è impossibile e pericoloso, ma sono rimasto ad osservarla diversi minuti prima di riuscire a scattare.
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troviamo una vecchia Chiesa del 1.800, la curiosità è forte, ci facciamo coraggio e decidiamo di entrare. Apriamo la porta con molta cautela, sentiamo il cigolare dei cardini arrugginiti, sembra pericolante, facciamo pochi passi e subito compaiono ai nostri occhi il vecchio “Are” (altare) ancora in buone condizioni, affreschi ormai sbiaditi e nicchie che si presuppone ospitassero diverse statue. Guardando l’altare sulla nostra sinistra ci accorgiamo della presenza di una scalinata che risulta essere troppo pericolante che porta al piano superiore dove doveva essere situato l’organo che accompagnava le cerimonie di quei tempi.
Non c’è molto spazio per l’immaginazione: mi sono limitato ad alcuni dettagli e alla vista dall’entrata. La stragrande maggioranza del tempo l’ho impiegata per fotografare la cupola e quello che rimane degli affreschi che la ornavano. È davvero un peccato che sia in condizioni così disastrose: basterebbe davvero poco per metterla in sicurezza e permettere di visitarla senza correre rischi.