
Uno degli obbiettivi del mio viaggio in Islanda era osservare (e fotografare) le pulcinella di mare, nome in codice Puffin (nome scientifico Fratercula Arctica, che significa Fraticello Artico, e si riferisce al suo piumaggio bianco e nero che ricorda le vesti di un frate); nella stagione estiva questa particolare e buffa specie di uccelli è solita vivere e nidificare sulle coste dell’Islanda e in special modo nella zona di Dyrhólaey. Purtroppo in viaggio mi sono accorto dei limiti naturalistici della mia attrezzatura: la EOS R è una macchina straordinaria per ritratti, panorami e interni, ma quando si tratta di inseguire soggetti volanti (e veloci) risulta estremamente lenta. Anche il 70-200, pur essendo una lente favolosa, quando si tratta di fotografia naturalistica è decisamente corta: anche se in Islanda le pulcinella di mare sono abbastanza vicine e avvicinabili la focale 200mm è davvero limitata per questo tipo di soggetti. Nel caso servirebbe almeno, e dico almeno, un 400mm. Qualcosa di statico comunque sono riuscito a fotografare, anche grazie all’aiuto dell’altissima risoluzione della mia macchina fotografica e all’efficace arma del Crop. Sono tre immagini scattate ad una distanza di circa 8-10 metri.



Mi piace pensare che Skógafoss venga definita la cascata perfetta, perché rappresenta davvero in tutto e per tutto l’immagine della perfezione: un salto altissimo, un’enorme quantità di acqua, un rumore assordante e una fotogenia meravigliosa. Purtroppo quando sono arrivato alla cascata il tempo non era dei migliori e la pioggia scendeva ad intermittenza. Ho deciso comunque di percorrere la lunga salita (ho perso il conto degli scalini) che porta nel punto più alto dove il fiume Skógaa si lancia nel vuoto: il tempo di scattare un paio di foto ed è sceso il diluvio universale. Mi sono coperto il meglio possibile e sono tornato in direzione del macchina per evitare di bagnarmi completamente: arrivato al termine della discesa ha smesso, ovviamente, di piovere.
Una leggenda molto popolare della costa sud islandese sostiene che, dietro l’enorme sipario d’acqua di Skógafoss, si celi un prezioso tesoro. Stando alla leggenda, il tesoro sarebbe stato nascosto molti secoli fa dal vichingo Þrasi Þórólfsson.
Skógafoss è alta 62 metri e larga 30 metri ed è inserita in un contesto naturale bellissimo: il getto della cascata cade su un letto di pietre -laviche- nere e viene contrastato dal colore verde smeraldo delle montagne. La visuale dall’alto (ho scoperto poi che si tratta di 400 scalini per arrivare in vetta) è altrettanto importante e permette di comprendere al meglio l’incredibile salto del fiume Skógaá. Nonostante la pioggia mi sono divertito a scattare qualche lunga esposizione e grazie al tempo lungo di scatto sono riuscito a cancellare l’enorme quantità di persone che prova ad avvicinarsi (ovviamente bagnandosi) alla base di Skógafoss. La post della terza immagine è stata complicata per via di qualche immagine fantasma, ma l’effetto seta sulle cascate ha sempre il suo fascino.

