

Quando si fotografa il mondo urbex capita di frequente di imbattersi in luoghi misteriosi. Ma non intendo misteriosi nel senso esoterico del termine, quindi non parlo di fantasmi, magia nera e assurdità del genere. Credo semplicemente che sia difficile, quasi impossibile, comprendere i motivi dell’abbandono. E’ il caso di questo albergo: non è spiegabile come una struttura in questa posizione, straordinariamente panoramica, su uno dei laghi più belli d’Italia possa chiudere e finire nell’oblio. E’ chiaro che i motivi ci sono, devono esserci, ma rimane quel senso di spreco, una voglia incredibile di dire al mondo: “Hey, ma avete visto la meraviglia che si vede da queste finestre?”. Ma purtroppo tutto sembra inutile e anche questa struttura è destinata ad implodere su se stessa. E’ una delle sensazioni più tristi che ti lascia la fotografia di luoghi abbandonati.



















Quello che fu il celebre Grand Hotel Miramonti giace completamente abbandonato sulla collina che sovrasta Garessio dal 17 Agosto 1986 quando un furioso incendio, probabilmente doloso, distrusse tutto quello che restava della struttura. Le mie foto raccontano una storia di abbandono e rovina come tante; Il Miramonti fu, a cavallo fra le due guerre mondiali, un hotel di altissimo livello, conosciuto in tutta Europa, con caratteristiche di assoluto prestigio per l’epoca: “160 letti, 40 bagni privati, acqua corrente calda e fredda in tutte le camere, vasto giardino, garages, tennis”. In una parola sola il lusso. Poi nel dopoguerra il declino e l’abbandono. Sul web si può trovare qualsiasi cosa, ma nel caso del Grand Hotel esiste un sito realizzato perfettamente che narra la storia di questo incredibile struttura alberghiera: “Il Miramonti” racconta…. Da leggere tutto d’un fiato.







“E’ il vero dominante della valle, ….. E’ un vero belvedere da una sede principesca, sontuosa e ricca di ogni agio, di tutto il comfort moderno desiderabile, come si usa dire oggidì. … Il superbo Hotel ha grandiosi ed eleganti Saloni da pranzo, da ballo. Ristorante con ampia terrazza, Bar, Biliardo, Sala di Lettura e per Bridge…












Quest’hotel abbandonato si trova nella parte sud-ovest di Lanzarote, a poca distanza da Playa Blanca. La sua costruzione, se così possiamo definirla, risale alla fine degli anni ’60: non fu mai terminata. E’ uno dei reportage urbex che mi lasciato più ansia e paura. Per arrivarci è necessario percorrere una strada sterrata, che spesso sparisce, di circa 5 chilometri. Ho parcheggiato, dopo 50 minuti di strada a passo d’uomo nel deserto più assoluto, a 500 metri dalla struttura. Mi sono sentito davvero solo, il sole iniziava ad alzarsi all’orizzonte. L’albergo è enorme, è solo uno scheletro in una posizione straordinaria. Il vento fischiava fortissimo, il mare rumoreggiava contro gli scogli poco sotto. Ho fatto il giro completo e quando stavo per avviarmi alla macchina, per tornare in albergo, ho sentito il rumore di un motore in lontananza. Un pick-up con a bordo tre persone si stava avvicinando a discreta velocità; ecco, in un posto del genere puoi venire solo per due motivi, forse tre: un bagno solitario nell’oceano, fotografie urbex oppure qualche attività illecità. E in realtà è possibile che anche le prime due attività non siano poi così lecite. Mi sono nascosto e già immaginavo un inseguimento fra la mia berlina telaio basso e il loro mezzo fuoristrada, sullo sterrato, con poche, nulle, possibilità di fuga. Si sono fermati una decina di interminabili minuti rimanendo sul mezzo, uno dei tre è sceso a fumare, poi sono partiti in direzione opposta: piccola sosta, troppo sospetta, dalla mia Corvette a noleggio e poi sono tornati da dove sono venuti. Ho atteso ancora 10 minuti per sicurezza (nel frattempo avevo nascosto lo zaino con la macchina fotografica) e poi sono tornato indietro. Occhi sempre ben aperti, ma salito in macchina ho tirato un sospiro di sollievo: avevo immaginato diversi possibili finali e nessuno di questi era positivo per il sottoscritto. Ansia.







The abandoned hotel near Los Charcones is now famously called the Hotel of Los Charcones, but was named Atlante del Sol Hotel, at the edge of Playa Blanca, built sometime in late 1960’s or early 1970’s. The famous story which makes round is that a German investor started the project to make a “Golf-Hotel” but his attempt to irrigate grass for the Golf Course on the volcanic clay soil didn’t work out. The building was abandoned with no concrete road leading to it. It is said that, it will cost more than 1.2 million euros to just get it down. Now of course you will see homeless and drug addicts using the hotel for lodging.









Il Grand Hotel Radium si trova nella parte alta di Lurisia. Un po’ isolato, solitario, triste. Dall’esterno si intuisce un passato glorioso, una vita vissuta intensamente. E’ stato costruito durante la seconda guerra mondiale, nel 1942, e il suo nome è un tributo all’elemento chimico scoperto da Madame Curie, perché all’epoca si pensava che il radio avesse proprietà miracolose. E qui a Lurisia si produceva l’acqua più radioattiva d’Italia. Un vanto non da poco. Le terme erano fra le più frequentate dell’intero stivale. Poi il lento ed inesorabile declino, sino alla chiusura negli anni ’80. Da allora è rimasto lì, cupo e silenzioso. Mastodontico.
Ha l’aria triste, di quei grandi hotel del passato abitati solo da ricordi. E un Grand hotel il Radium di Lurisia lo è stato per davvero. Perché per i suoi saloni e le sue stanze è passato un mondo. Il Bel mondo. Qui, all’hotel delle terme politici, attori, capitani d’industria venivano per l’acqua dei miracoli. E perché – in allora si pensava – il radio scoperto anni prima da Madame Curie aveva proprietà miracolose. Pazienza se oggi la scienza la pensa diversamente e se questo gas, nato da un’esplosione di stelle agli albori dell’universo, è considerato dannoso. In allora, erano gli anni del Dopoguerra e di quell’Italia dove le vacanze non finivano mai, venire a Lurisia era un po’ come per i milanesi oggi andare a Cortina: si passava di lì per far parte del mondo che conta. Così la Lurisia di allora poteva vantare ospiti come il presidente Giovanni Gronchi o Pietro Nenni. O i grandi nomi dell’industria come la famiglia Agnelli o Ferrero. E tutti andavano al Radium, l’hotel fondato nel 1942 e che in quegli anni anarchici, gli anni della Guerra, era servito anche come rifugio per i partigiani. (La Stampa)
Descriverlo è un’impresa. Al primo impatto mi è sembrato un’enorme baita: come quelle case che si vedono nelle cartoline montane di Austria e Germania, ma alla decima potenza. Porte, finestre e balconi in legno, quel gusto un po’ retrò che si ritrova simile in tutti i paesi di montagna. E all’interno il lusso sfrenato, con soluzioni stilistiche che oggi potrebbero far rabbrividire gli architetti, ma che probabilmente all’epoca erano simbolo di eleganza e classe. Sembra sia stato abbandonato in fretta e furia: ci sono ancora i piatti sporchi, un pianoforte, bottiglie di liquori, bicchieri, stanze arredate, foto. Nonostante si parli di almeno trent’anni di abbandono le condizioni del Grand Hotel sono ancora decenti e credo che le ultime notizie, che parlano di un rilancio, non siano poi così lontane dalla realtà. Certo, un po’ di lavori di ristrutturazione saranno necessari. Ma riportare agli antichi splendori il Grand Hotel Radium sarebbe un colpo straordinario per l’intera valle.



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