Quando sono arrivato a Novara ho parcheggiato in Baluardo Quintino Sella: volevo fare in modo di entrare in città ammirando la maestosità di San Gaudenzio. Mi sono infilato in una via laterale e la sagoma della celebre cupola progettata dal genio di Alessandro Antonelli mi è apparsa come per magia. È bellissima e clamorosa. Purtroppo al momento, causa pandemia, le visite sono chiuse, ma è uno dei miei obbiettivi per il prossimo futuro: salire in cima alla guglia, a 100 metri di altezza. Ci riuscirò.
Se c’è una torre io devo salire. E’ tautologico. E quando ho visto la Donauturm a Vienna non ho resistito alla tentazione, ho dovuto. E devo ammettere che, come sempre, ne è valsa la pena; cioè, dal punto di vista fotografico trovo terribile salire, le foto sono sempre più efficaci dal basso. Anche perché generalmente l’evento avviene in orari non compatibili con la buona fotografia (anche se in realtà nel caso specifico di Vienna sono stato piuttosto fortunato). Ma dal punto di vista emozionale sentire il vento sulla pelle (c’è sempre vento in alto) e ammirare il paesaggio è una sensazione davvero unica. Sempre più in altoooo…
252 metri di altezza, due ascensori rapidi, durata della corsa 35 secondi: dalla terrazza panoramica della Torre del Danubio, ad un’altezza di 155 metri, si gode la vista migliore su Vienna. Il panorama a 360 gradi sulla città è mozzafiato. Recentemente ristrutturata, la Torre del Danubio si presenta nel suo nuovo splendore. Anzi, nel suo vecchio splendore! Il ristorante sulla torre, che ruota intorno al proprio asse, e il caffè ad un’altezza di 170 metri sono stati riportati indietro allo stile degli anni ’60, naturalmente reinterpretato in chiave moderna e aggiornando il livello tecnico degli impianti. La Torre del Danubio fu costruita nel 1964, in occasione della Mostra viennese del giardino.
Hundertwasserhaus è una quartiere popolare di Vienna, un insieme di case a basso costo che vengono affittate dal comune a famiglie con difficoltà economiche favorendo i nuclei con velleità artistiche. Deve il nome a Friedensreich Hundertwasser, l’architetto e artista che ne ha curato la realizzazione nel 1986. E io dico, già hai un nome difficile e trova qualcosa di più semplice, no? Ha preferito complicarlo aggiunge il suffisso haus, in tedesco casa, per renderlo ancora più divertente. Il medico dell’architettura (così si è definito) ha creato, nonostante il nome, qualcosa di meraviglioso e turistico (suo malgrado credo, ma ormai è diventato una delle attrazioni più in della città). Ha deciso che serviva infondere allegria e gioia e la struttura è davvero bizzarra, non ci sono mai spigoli vivi, le linee sono morbide, le facciate multicolori, ricoperte in alcuni casi di ceramiche. Davvero particolare. Fotografare un’opera del genere è complicato, quindi ho deciso di dedicarmi semplicemente alla facciata principale, la più celebre, è scattare dal basso verso l’altro per ricordare il concetto di Hundertwasser secondo cui tutto ciò che punta verso il cielo appartiene all’uomo.
In ogni terrazza vi sono giardini pensili che servono a portare il verde in ogni abitazione. La creazione di questi ultimi, in particolare, è un chiaro riferimento ad uno dei concetti chiave dell’artista, secondo cui tutto ciò che si espande in orizzontale appartiene alla natura e tutto ciò che si innalza al cielo, all’uomo. Molti materiali utilizzati, come, ad esempio, le ceramiche delle decorazioni delle facciate, sono di recupero. Le case di Hundertwasser sono diventate una vera e propria attrazione turistica e attirano ogni anno migliaia di turisti tant’è che sono sorti negozietti, bar, chioschi e caffetterie nelle immediate vicinanze. Nella galleria di Hundertwasserhaus ci si può soffermare per assaporare un caffè (osservando il ruscello che scende dalla parete attraversando tutto il bancone) o gustare qualche specialità tipica viennese. Perfino i servizi igienici sono in stile, infatti fanno parte delle Toilet of modern art dove ceramiche decorative, fontane e colori sgargianti rendono allegro e piacevole anche questo ambiente.