
Talvolta capita di entrare in luoghi abbandonati al proprio destino e chiedersi: “Ma che roba è?”. Nel caso di questo -plausibile- Bed & Breakfast, la risposta forse è proprio nella tipologia di struttura. Siamo in una splendida zona collinare a vocazione anche turistica, apprezzata dai viaggiatori di tutto il mondo e patrimonio dell’UNESCO; e la prima impressione è che fra queste pareti ci fosse l’intenzione di creare una particolare e attraente struttura ricettiva. Immagino idea purtroppo mai realmente portata a termine, anche perché, nonostante qualche segno del tempo che scorre, il tutto sembra nuovo, intonso, perfetto, mai utilizzato.
Camminando fra le stanze, attraversando scale e corridoi, si percepisce di trovarsi in qualcosa di strano, ma affascinante: tantissime stanze con colori sgargianti, ma sempre diversi fra loro, e la mente si trova a pensare ai nomi segnati sulle chiavi, magari con un oggetto simbolico e colorato per riconoscerle: sino a quando non si entra nella camera confetto, e si rimane abbagliati, stupefatti, dal bagno e dalla sua meravigliosa vasca rosa, che immediatamente diventa il simbolo, l’oggetto cult, di questa esplorazione.
E poi si scende al piano terra e si arriva alla cucina, moderna, ma al stesso tempo anche classica, con i lampadari in vimini e un miscelatore che potrei definire straordinario; e poi ecco la presumibile hall, con pianoforte, divano, zona relax e caminetto. Se non fosse per la polvere e le ragnatele si potrebbe pensare che questo Bed & Breakfast sia quasi pronto per aprire ai clienti e viene voglia di prenotare una stanza: e magari, perché no, proprio quella confetto.











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Alla Villa del Levriero si giunge attraverso un piccolo parco: la vegetazione è cresciuta in modo incontrollato, si capisce che sono anni che non viene fatta manutenzione, si avanza con difficoltà. Arrivati davanti alla casa la prima cosa che si nota è la maestosità: le finestre del secondo piano sono enormi, è il tramonto e capiamo che i calcoli sulla possibilità di sfruttare la luce radente del sole erano corretti. La porta è aperta, entriamo dentro un enorme salone dalle pareti bianche, molto asettico, con un camino e un gigantesco divano in velluto verde. Le stanze sono tantissime, si susseguono una dopo l’altra: notiamo un altro camino, un divano a motivi floreali, un tavolo in vetro, ragnatele; frontalmente all’entrata si trova la meravigliosa cucina con un la vetrata che prende luce dalla parte posteriore del parco, l’angolo televisione e le stoviglie in disordine sul tavolo. Il lampadario, in vetro, attira subito la mia attenzione.
La
Villa prende il nome da una
strana statua in ceramica posta davanti all’ingresso, a guisa di
cane da guardia. Purtroppo il Levriero è sparito, probabilmente rubato. Quando abbiamo varcato la porta d’ingresso
Lorena mi ha subito fatto notare (con voce dimessa): “
Non c’è più il levriero“. Un
dispetto, non certo un furto per necessità: chi ha portato via la statua voleva semplicemente impedire ad altri di fotografarlo, non esistono spiegazioni logiche diverse da questa; anche perché il levriero non era integro e il valore commerciale era nullo.
Il punto forte della villa però si trova al secondo piano: al culmine delle scale ci accoglie un enorme salone illuminato dai raggi del tramonto. La libreria copre tutta la parete, c’è un angolo bar, un altro divano e un meraviglioso biliardo. Siamo sbalorditi davanti a tutta questa bellezza. Al piano ci sono anche le stanza da letto e una strana lampada a forma di papero. La Villa del Levriero è una di quelle location urbex che ti apre il cuore: tutto è rimasto quasi come l’ultimo giorno, è sparito il levriero, ma si è aggiunta la polvere a coprire e nascondere.








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L’uomo è l’oggetto più misterioso e sconcertante scoperto dalla scienza.
– Angel Ganivet

Mi trovavo nei pressi di Casale (zona da riscoprire per il sottoscritto) e ho deciso di fotografare il tramonto a Vignale Monferrato. Purtroppo la foschia ha bloccato le mie idee sovversive, ma durante il giro del paese (e dopo un ottimo aperitivo) mi sono imbattuto in questa composizione naturale praticamente perfetta. E’ quasi Natale e un fondo di cattolicesimo si adatta perfettamente al periodo. E’ la chiesa parrocchiale di SanBartolomeo ripresa da dietro al tramonto (facilmente intuibile). La foto è assolutamente SOOC, senza alcun tipo di post-produzione. L’ho trovata perfetta così.