Quando si parla di viaggio la mia mente torna sempre al concetto di piazza, mi piace legare le città che visito alla loro piazza più importante. E quasi sempre i ricordi si perdono in mezzo a questi spazi immensi, per esempio non riesco a dimenticare Praça do Comércio a Lisbona oppure Piazza Ducale a Vigevano (e vorrei tornarci). Se invece penso a Verona la mia memoria non è legata a Piazza Bra, dove per intenderci si trova l’Arena, ma per uno strano gioco della memoria sono affascinato da Piazza delle Erbe. Probabilmente perché nel mio primo stop a Verona ero rimasto colpito dal fermento, dai giovani, dai locali e dall’allegria che avevo riscontrato fra i palazzi di questa piccola (se paragonata alle altre), ma meravigliosa piazza. Ma in fondo è il cuore di Verona, la più storica, qui si trova l’antico palazzo del comune, Palazzo Maffei, la torre dei Lamberti, la colonna con il leone di San Marco e la celebre fontana sormontata dalla statua denominata Madonna Verona. E quando la scorsa estate sono tornato, con in mente la fotografia, la mia prima idea era proprio di fotografarla in notturna. Ho dovuto attendere, perché al mio arrivo la confusione del mercato era ancora molto presente, ma sul tardissimo (le foto sono scattate a mezzanotte) sono riuscito a fotografarla come nella mia mente avevo immaginato.
Dopo oltre 10 anni sono tornato ad ammirare la straordinaria Lindsey Stirling. L’occasione è arrivata a Verona, al teatro Romano, una delle tre tappe del tour italiano della violinista statunitense (le altre Pistoia e Roma). È stato un concerto travagliato per il sottoscritto in quanto mi sono ritrovato a litigare per quasi l’intera durata del concerto. Il motivo? Non lo so nemmeno io, forse le dimensioni (e il colore) del 70-200 Canon.
Prima del concerto è stato chiaramente annunciato che sarebbe stato possibile scattare foto e registrare video senza l’uso del flash; all’entrata hanno controllato il mio zaino minuziosamente e mi hanno consentito l’accesso.
Ma durante il concerto, dopo la finestra consentita ai fotografi, l’organizzazione ha deciso di passare dal sottoscritto minacciando di chiamare la sicurezza se avessi continuato a scattare foto, tutto questo nonostante all’interno del teatro metà del pubblico fosse intento ad utilizzare gli smartphone per riprendere e fotografare. Mi hanno scambiato per un fotografo (al quale era consentito scattare solo durante i primi tre pezzi) e non c’è stato verso: ho mostrato il biglietto e a quel punto mi hanno detto che non sarei potuto entrare con la macchina fotografica (e ho fatto notare che la sicurezza mi aveva consentito l’accesso con lo zaino).
Sono venuti almeno in tre a ricordarmi che non era più consentito scattare foto, sempre in modo decisamente prepotente e insolente.
Io ovviamente ho continuato a scattare perché assolutamente nella ragione. Ad un certo punto, spazientito, ho detto al tizio, che per l’ennesima volta veniva a minacciarmi, che non scattavo foto, ma che utilizzavo il 70-200 come cannocchiale per vedere meglio il palco. All’ultimo, poco prima della fine del concerto, ho mandato a quel paese la gentile signora che da 4 metri mi ha gridato “basta” con un movimento repentino della mani e lo sguardo truce. Prima di uscire ho tolto la schedina dalla macchina fotografica, per sicurezza. Ma nonostante l’opera di disturbo mi sono goduto il concerto e ho trovato nove foto interessanti. Alla prossima Lindsey.
Stavo passeggiando in Piazza delle Erbe a Verona (con il mio solito passo spedito) in direzione Ponte Pietra. Al termine della piazza, verso palazzo Maffei, decido di sedermi all’ultimo bar per un aperitivo. Mi accoglie un ragazzo dall’aria simpatica, molto gentile, e con un look decisamente particolare: capello lungo mosso con coda e baffi a manubrio. Ed è subito fisiologico il collegamento al celebre moschettiere descritto da Alexandre Dumas. Non sono riuscito a resistere e prima di andarmene gli ho chiesto di posare per un ritratto (che è molto più attraente di fare una foto). Ho impostato un po’ di fretta la macchina.foto (lui stava lavorando), ma sono comunque riuscito a scattare in modo corretto. Et voilà, D’Artagnan.